“Qualcuno volò sul nido del cuculo“, è la storia del condannato per reati di violenza Randle Patrick McMurphy tenta di fingersi un malato mentale in modo tale da sottrarsi al carcere; viene dunque accolto all’interno di una clinica psichiatrica dove la sua presenza porterà scompiglio. Inoltre le sue azioni si rivelano in netto contrasto con le regole imposte dall’intransigente infermiera Mildred Ratched.
Ci sono pellicole che sono destinate a riservarsi un posto di notevole importanza nell’intera cinematografia. Opere che, grazie alle sue qualità e all’eccellenza raggiunta da ogni singolo reparto di produzione, contribuiscono a rendere il film un vero e proprio capolavoro. Un film in grado di essere ricordato e continuamente apprezzato anche dalle future generazioni di spettatori; apprezzandone al meglio ogni singolo dettaglio che contribuisce alla realizzazione di un’opera memorabile.
È il caso del lungometraggio “Qualcuno volò sul nido del cuculo“, opera cinematografica diretta da Miloš Forman, regista pluripremiato e particolarmente apprezzato per altre sue opere tra cui il celeberrimo “Amadeus” (1984).
Tratto dal romanzo omonimo di Ken Kesey, “Qualcuno volò sul nido del cuculo” è un pezzo di storia del cinema dall’inestimabile valore. Un gioiello filmico che tratta con rispetto una tematica estremamente delicata, ovvero il malessere presente negli ospedali psichiatrici ed i trattamenti impietosi a cui erano sottoposti i pazienti con disturbi mentali. Essi vengono rappresentati nella pellicola come persone straordinariamente umane e capaci di apprezzare al meglio la bellezza della vita; trovandone spesso il lato ironico. Quest’ultimo riveste un ruolo di rilevante importanza nel corso della pellicola. Vi sono molti momenti volutamente leggeri e divertenti particolarmente riusciti, che smorzano saltuariamente il tono generalmente drammatico del film, composto da scene estremamente toccanti che rimangono impresse nella memoria dello spettatore per la loro intensità emotiva oltre che per la messa in scena.
Quest’ultima è curata da un comparto registico di prim’ordine. Milos Forman palesa tutto il suo talento dietro la macchina da presa, dirigendo un lungometraggio girato quasi totalmente in un’unica location senza mai risultare ripetitivo o tedioso. Anzi, valorizzando le curatissime scenografie che fanno da sfondo ad una vicenda il cui comparto recitativo costituisce la punta di diamante della pellicola.
Ogni singolo attore ed attrice dimostra un talento recitativo smisurato. In particolar modo il protagonista Jack Nicholson, in quello che ritengo essere la sua miglior interpretazione ed una delle più straordinarie dell’intera storia del cinema; il suo personaggio (Randle Patrick McMurphy) è estremamente carismatico. Randle risulta essere memorabile e caratterizzato in maniera perfetta; così come ogni singolo personaggio; tra cui inoltre la spregevole infermiera Mildred Ratched, interpretata da una magistrale Louise Fletcher, meritatamente premiata con il premio oscar.
Tuttavia, questo non è il solo riconoscimento assegnato a questa pellicola, poiché essa è stata premiata con un totale di cinque premi oscar: film; attore protagonista (Jack Nicholson); attrice protagonista (Louise Fletcher); regia (Miloš Forman); sceneggiatura non originale. Quest’ultima risulta un capolavoro di scrittura per la caratterizzazione dei personaggi così come per la cura riposta nei dialoghi. L’alternanza di momenti comici e drammatici con estrema naturalezza, rendendo il ritmo del film decisamente scorrevole per tutta la sua durata.
Quella di Miloš Forman può essere considerato un vero e proprio capolavoro assoluto del cinema. Un’opera straordinariamente perfetta sotto tutti i punti di vista, che merita di essere visionata da chiunque almeno una volta nella vita, in modo tale da cogliere la vera essenza dell’arte cinematografica.
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