Sconcertante, anticonformista, innovatore, legato alle tradizioni. Pasolini può essere descritto con tutti questi aggettivi, ma sicuramente era prima di tutto un artista a 360°. Fu regista, sceneggiatore, attore, poeta, scrittore, drammaturgo, giornalista, filosofo italiano e uno tra i maggiori intellettuali del XX secolo.
Pasolini: una storia controversa fino alla fine
Attento osservatore dei cambiamenti della società italiana dal secondo dopoguerra sino alla metà degli anni ‘70, suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi. Era critico nei riguardi delle abitudini borghesi e della nascente società dei consumi, come anche nei confronti del Sessantotto e dei suoi protagonisti.
Anche la sua morte inaspettata, nel novembre 1975, surreale, crudele e macabra, non ha spezzato l’alone di mistero intorno a questa figura. Anzi ha alimentato il mito di un personaggio a cui la cultura italiana nel suo complesso deve molto.
«La sua fine è stata al tempo stesso simile alla sua opera e dissimile da lui. Simile perché egli ne aveva già descritto, nella sua opera, le modalità squallide e atroci, dissimile perché egli non era uno dei suoi personaggi, bensì una figura centrale della nostra cultura, un poeta che aveva segnato un’epoca, un regista geniale, un saggista inesauribile.» (Alberto Moravia, “Un poeta e narratore che ha segnato un’epoca”)
“Ragazzi di vita”: tra la realtà e lo scalpore
Uno dei suoi romanzi più importanti è il primo, quello che ha rilevato il genio al mondo, “Ragazzi di vita”. Sin dalla sua prima opera, lo scalpore ha iniziato a seguire Pasolini. All’uscita del romanzo, lo scrittore viene accusato di oscenità e pornografia, a causa dei temi trattati nel romanzo, che include anche la prostituzione minorile maschile. Tuttavia, il processo si risolve con un’assoluzione dell’autore, anche grazie al contributo di alcuni intellettuali, come Carlo Bo, uno dei testimoni della difesa, e Giuseppe Ungaretti, che invierà una lettera ai giudici in favore di Pasolini. Ma perché questo libro ha suscitato così tanto clamore e indignazione? In una parola: innovazione.
“Ragazzi di vita” esce nel 1955. È un romanzo sul mondo delle borgate e i quartieri periferici di Roma, realtà che affascina Pasolini sin dal suo arrivo nella Capitale nel 1950. Visita le borgate, frequenta i ragazzi che le abitano e studia i loro comportamenti e abitudini. Lo scrittore si appassiona a questo mondo periferico, che, a suo parere, conserva ancora l’autenticità del mondo rurale, semplice e sotto certi aspetti primitivo, non ancora corrotto dal consumismo.
Motivo centrale in tutta l’opera di Pasolini sarà la contraddizione sofferta da lui stesso tra l’ipocrisia della storia quotidiana e il sentimento dell’illimitatezza della vita.
Dal romanzo, infatti, emerge una realtà degradata, ma allo stesso tempo vitale, in cui i personaggi agiscono spinti dall’istinto e dalle passioni. La pura vita si manifesta nei ragazzi, i principali attori di questo libro. La loro vita è naturalmente ambigua, contraddittoria, incontenibile, se non negli uomini, ormai domati, educati o diseducati dalla storia. Per Pasolini sono gli uomini, però, a dover imparare dai bambini.
Riccetto, i “ragazzi di vita” e la testimonianza della storia
I protagonisti del racconto pasoliniano sono quindi i ragazzi di vita, abitanti delle borgate, abituati a vivere di sotterfugi ed espedienti, più o meno legali, in questo mondo povero, caotico, in cui non esistono punti di riferimento, come la famiglia o la scuola, e dove ogni giorno i protagonisti devono confrontarsi con la noia, la miseria e la morte. Un istinto vitale li induce ad affrontare con allegria i problemi e a reagire ad ogni sconfitta subita. L’asprezza della vita, però, indurisce i loro caratteri e, se inizialmente si può rinvenire un bisogno di dolcezza, nel finale si trova una reazione egoistica, segno di una chiusura del senso umano.
Le vicende ruotano soprattutto intorno a uno di questi ragazzi, Riccetto, di cui l’autore segue la crescita e il suo tentativo di inserirsi e integrarsi nella società.
Il romanzo abbraccia l’arco temporale compreso tra il secondo dopoguerra a Roma, caratterizzato dal caos pieno di speranze dei primi giorni della liberazione, e la reazione del ’50–51. È un lasso di tempo ben preciso, che corrisponde al passaggio del protagonista e dei suoi compagni dall’età dell’infanzia alla prima giovinezza, ossia dall’età eroica e amorale all’età già prosaica e immorale. A rendere “prosaica e immorale” la vita di questi ragazzi, che la guerra fascista ha fatto crescere come selvaggi e analfabeti, è la stessa società che al loro vitalismo reagisce ancora una volta in maniera autoritaria, imponendo la sua ideologia morale.
Ma c’è chi sfugge a questo meccanismo. Un esempio è Amerigo, un ragazzo indomabile che, a differenza di tutti gli altri, non trova ma cerca la morte con tutte le sue forze. Rifiuta ogni società umana. Per questo è destinato alla pura morte. Nel corso della storia viene arrestato e ferito. Era poi riuscito a gettarsi nell’Aniene, ma lo avevano salvato e portato all’ospedale, dove aveva tentato di tagliarsi le vene. Ancora una volta lo avevano salvato, così aveva deciso di gettarsi da una finestra e, dopo aver agonizzato per una settimana, «finalmente se n’era andato all’alberi pizzuti».
L’intreccio tra vita e morte e ritorno alla vita
Nel dettaglio l’opera è costruita ad episodi. L’arco narrativo parte con il salvataggio da parte del giovane Riccetto di una rondine che sta annegando e si conclude con l’annegamento di Genesio, un bambino delle borgate, e con il mancato intervento del protagonista, ormai adulto e responsabilizzato. Pasolini evidenzia così l’evoluzione di questo personaggio da ragazzino delle borgate, sensibile e impulsivo, a uomo integrato, ma intrappolato nel ruolo impostogli dalla società, ormai vuoto e privo di passioni.
La struttura del romanzo può essere divisa in tre parti principali:
–Prima adolescenza di Riccetto, che racconta le prime piccole bravate e termina con il crollo delle palazzine (capitoli 1-2);
–Seconda adolescenza di Riccetto, che comprende il fidanzamento e l’incarcerazione (capitoli 3-5);
–Riccetto ormai uomo, che inizia con la scarcerazione e si conclude con la morte di Genesio (capitoli 5-8).
L’intero intreccio del romanzo è basato sulla sequenza narrativa di vita–morte–vita.
Però, già nel secondo capitolo l’andamento della sequenza si modifica leggermente. Da un passaggio vita-morte subito aperta su una nuova vita si passa a sfide dopo le quali tornare alla vita è sempre più difficile. Nel secondo capitolo muore Marcello e la madre di Riccetto, in seguito al crollo della scuola in cui abitavano, travolti dalla disgrazia generale della miseria. Questo è un eco di ciò che è successo nel primo capitolo, in cui una donna viene schiacciata dalla folla. Anche nella seconda parte moriranno molti ragazzi, morti anticipate dal suicidio di Amerigo.
A metà romanzo, perciò, l’andamento ternario vita–morte–vita sembra non riuscire a ricomporsi. Tutti i ragazzi, che sono tutte “controfigure” dello stesso Riccetto, o muoiono o si arrendono alle condizioni e agli spazi di una storia non loro. La condanna di Riccetto alla reclusione, le ustioni provocate in un gioco crudele al Piattoletta, la morte finale di Genesio che, fuggito dalla famiglia, tenta di attraversare il fiume, costituiscono altri episodi salienti del romanzo, in cui il cambiamento è ormai attuato.
Un aspetto importante che rivela la lettura del romanzo è il ritorno costante ad una specifica immagine chiave, il sole, il quale crea uno spazio diverso. La vita, la natura, il sacro sono il sole, il calore e la luce. Il mare e il cielo, il bagliore del sole e la limpidezza della luna sono le fonti di luce. Proprio nella luce del sole e nella profondità del mare la vita appare nella sua purezza primigenia.
Ragazzi di vita: la ricerca del realismo
“Ragazzi di vita” non è un romanzo fondamentale per la letteratura italiana contemporanea solo per la storia narrata, ma anche per l’estremo realismo con cui Pasolini descrive luoghi e personaggi ai confini della società, di cui ancora nessuno aveva testimoniato l’esistenza.
Lo spazio entro cui si muovono i “ragazzi di vita” è quello della Roma delle strade polverose e infangate. Dalla periferia, i ragazzi, nella loro ricerca di vita, percorrono poi tutti i quartieri di Roma, che si succedono nei diversi racconti del romanzo. Il paesaggio è reale e viene descritto minuziosamente e realisticamente, con precisione nell’indicazione dei nomi dei vari luoghi. Il centro pasoliniano di Roma nei primi anni ’50 è il centro di una città-paese, con le strade che scendono da Monteverde, via dei Quattro Venti, via Donna Olimpia (le case popolari, i “grattacieli”), Viale del Re, Porta Portese, Trastevere e, passato il ponte, il Ghetto, via Arenula, e poi il Circo Massimo, Porta Metronia, piazza Re di Roma, Portonaccio. Ma è un paese lontano, indifferente, estraneo.
L’estremo realismo non è dato solo dalla descrizione dei luoghi, ma i migliori esiti si riscontrano sul piano linguistico.
L’autore infatti sceglie di utilizzare nei dialoghi il lessico e il gergo delle borgate. Inoltre, in fondo al romanzo, Pasolini integra anche un piccolo glossario del dialetto romanesco. Solo la voce narrante mantiene l’italiano standard, caratterizzato da aggettivi volti ad evidenziare l’ambiente degradato. Questa scelta linguistica rappresenta la volontà dell’autore di creare un opera realistica e quasi documentaria, prendendo a modelli movimenti letterali come il Verismo, Neorealismo e l’Espressionismo. Tuttavia, non bisogna dimenticare come proprio la linguistica, i dialetti e lo studio della lingua popolare sono stati uno degli interessi maggiormente coltivati da Pasolini. L’obiettivo di Pasolini sembra essere stato, nell’intera sua opera artistica, dalle poesie in lingua friulana al romanesco dei romanzi, dare una voce a chi non l’aveva, una voce più realistica possibile.
La seguente edizione è stata pubblicata da Garzanti.