1 dicembre 1955. L’attivista Rosa Parks sfidò il sistema legislativo degli Stati del Sud. Il suo arresto e l’incriminazione diede il via ad uno dei più importanti boicottaggi della storia americana.
Il 9 aprile del 1865, a seguito delle definitiva resa degli Stati Confederati, la Guerra di Secessione Americana giunse al termine. E Abraham Lincoln, sedicesimo presidente degli Stati Uniti d’America, promulgò la legge conosciuta come XIII Emendamento che, grazie all’appoggio di alcuni esponenti sia del partito democratico che repubblicano, abolì ufficialmente la schiavitù. Centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini vennero resi liberi grazie all’entrata in vigore della legge contro la schiavitù e dal flagello dei lavori forzati, che rimasero legali solamente all’interno dei penitenziari.
Eppure, il popolo statunitense, specialmente negli Stati del Sud, si rifiutò di accettare le condizioni dettate dal XIII emendamento. Tanto da stilare una serie di norme, note come Leggi Jim Crow, che confinavano gli afroamericani al ruolo di emarginati, reietti della società. Difatti, l’entrata in vigore di tali ordinamenti sancì l’inizio della segregazione razziale. E, per quasi novant’anni, negli Stati Uniti gli afroamericani (tutti coloro che avevano la pelle scura) subirono una serie di restrizioni che miravano a colpire il diritto di ogni uomo di avere cure mediche, istruzione e diritto di voto.
Molti furono i soprusi, gli abusi di potere e le umiliazioni che essi furono costretti a subire.
Difatti, oltre alle forze dell’ordine, anche i cittadini di pelle bianca, sorretti da un odio ingiustificato, si prendevano una libertà che non era loro concessa. La libertà di punire, spesso con atti di violenza chiunque trasgredisse anche alla più semplice regola. La loro “colpa” era essere nati con la pelle scura, e per questo l’odio dilagava sovrano, soprattutto tra le strade del Sud. La paura di uscire di casa, di poter essere accusati di commettere anche la più semplice banalità perpetuava nelle loro menti da decenni, secoli se guardiamo più in profondità.
Era loro negato parlare con un bianco, se non interpellati, o entrare in contatto con un bianco, se non invitati.
Usare gli stessi servizi pubblici era fuori discussione. Per le donne a servizio era consentito un bagno all’esterno dell’abitazione e spesso era fuori al gelo. Anche sugli autobus vi erano regole ferree: era loro vietato sedersi nella sezione degli autobus non riservata ai “colored”.
Per decenni numerose associazioni che si occupavano dei diritti civili dei neri si batterono aspramente per ottenere le stesse opportunità e le stesse condizioni di vita dei bianchi. Ma fu solo negli anni ’60 che riuscirono ad ottenere (finalmente) ciò che spetterebbe di diritto naturale ad ogni essere umano.
Invero, il 2 luglio del 1964, il presidente Lyndon B. Johnson, che assunse la presidenza dopo l’assassinio di J. F. Kennedy, firmò il “Civil Rights Act”, un documento costituzionale che dichiarava illegale qualsiasi tipo di segregazione, qualsiasi tipo di atto che minava a colpire con violenza verbale o fisica l’essere umano, dalla disparità di registrazione nelle elezioni alla separazione razziale nelle scuole. E finalmente invalidò del tutto le Leggi Jim Crow.
Ma quali furono gli eventi che portarono il Presidente degli Stati Uniti d’America a firmare un atto che abolisse finalmente la segregazione? Chi furono i principali fautori di un simile cambiamento?
Tra gli anni ’40 e gli anni ’60, benché avessero poche sedi erano molte le associazioni attive per la tutela dei diritti civili. Ricordiamo infatti (tra le altre) la MIA (Montgomery Improvement Association) fondata niente meno che dal reverendo Martin Luther King, Ralph Abernathy e Edgar Nixon, due attivisti afroamericani che per anni avevano lottato per il diritto di voto, e la NAACP (National Association for the Advancement of Colored People) che contava più di 300.000 iscritti. Grazie alle doti oratorie dei loro leader e alle numerose organizzazioni, tali associazioni riuscirono a cogliere l’attenzione di molti cittadini, sia neri che bianchi.
Ma non riuscirono a sensibilizzare la coscienza di coloro che erano in grado di porre fine alla segregazione razziale.
Occorreva qualcosa di eclatante. Un evento che avesse talmente tanta rilevanza da non poter essere ignorato neppure dalle sfere più alte del governo. Nel dicembre del 1955, a Montgomery in Alabama, successe esattamente ciò di cui l’attivista aveva bisogno.
Edgar Nixon, un attivista afroamericano che negli anni ’50 era a capo della NAACP, si rese conto che il primo passo per abolire la segregazione, in quanto ritenuto un atto anticostituzionale, era necessaria un’azione che colpisse e indebolisse la società americana nel suo punto più dolente: le finanze. Decise quindi di organizzare un boicottaggio contro i mezzi di trasporto di Montgomery. Ma, per sua sfortuna, in pochi erano disposti a rinunciare agli autobus. I lavoratori ritenevano troppo faticoso percorrere miglia e miglia a piedi per raggiungere il proprio posto di lavoro. Ma quando Claudette Colvin, una ragazza di appena quindici anni membro della NAACP, venne arrestata per non aver ceduto il proprio posto sull’autobus ad un cittadino di pelle bianca, Nixon pensò che quella fosse l’occasione giusta per attuare il proprio piano.
L’ingiusta incriminazione di una ragazzina avrebbe difatti alimentato l’indignazione della comunità afroamericana di Montgomery.
Ma purtroppo tutto quanto sfumò quando Edgar Nixon si rese conto che la giovane era incinta. Claudette non era sposata e un figlio illegittimo non avrebbe fatto altro che peggiorare la credibilità dell’associazione. Quindi la NAACP decise di desistere, pagò la cauzione della fanciulla e lasciò che il caso finisse nel dimenticatoio.
E proprio quando tutto sembrava perduto, Rosa Parks, segretaria della NAACP, sarta di professione e attivista per vocazione nonché grande amica di Edgar Nixon, decise di far valere i propri diritti sfidando quel sistema ingiusto a cui erano abituati da fin troppo tempo.
Nata a Tuskegee, in Alabama, e cresciuta nella fattoria dei nonni materni a Pine Level (Carolina), vivendo con il terrore che i membri del Ku Klux Klan facessero irruzione nella loro proprietà, Rosa Parks sviluppò fin da ragazzina la propensione a lottare per ottenere i propri diritti.
Ma fu dopo il matrimonio con Raymond Parks che Rosa entrò ufficialmente nel mondo dell’attivismo.
Aiutò il marito e la NAACP nella difesa degli Scottsboro Boys. Questi erano un gruppo formato da nove adolescenti afroamericani ingiustamente accusati di aver abusato sessualmente di due prostitute dalla pelle bianca dopo aver partecipato ad una rissa su un treno.
A seguito del contributo e al viscerale e concreto sostegno per la liberazione dei nove ragazzi, all’età di trent’anni Rosa Parks venne nominata da Edgar Nixon segretaria della sezione di Montgomery della NAACP. Una volta entrata nell’associazione, nonostante il marito ritenesse che fossero attività troppo pericolose per la sua incolumità, Rosa partecipò attivamente a molte campagne portate avanti da Nixon e dai suoi compagni. Aiutò i veterani di guerra e e si battè per la concessione del diritto di voto e, soprattutto, lottando contro la segregazione razziale.
Invero, anche la disparità razziale nei mezzi pubblici era un problema che causò molto disagio alla signora Parks.
Le regole in vigore erano ferree. Inoltre gli autisti, che spesso erano armati, possedevano la piena libertà di far rispettare la legge con qualsiasi mezzo, che fosse tramite la violenza oppure no.
All’interno dei mezzi pubblici ai neri era consentito sedere nella sezione dell’autobus riservata ai bianchi, ma solo nel caso in cui i sedili in fondo riservati ai “colored” fossero pieni. Ma, nel momento in cui un bianco esigeva di sedersi sul posto occupato da un nero, quest’ultimo era obbligato a cederlo. Non solo. Dopo aver obliterato il biglietto, erano costretti a scendere dal mezzo per poi rientrare dall’entrata posteriore e prendere posto nella coda del veicolo.
A Rosa Parks tutto questo non andava giù. E il 1 dicembre del 1955 successe qualcosa per cui Rosa sarebbe stata ricordata in eterno.
Nel 1943 era stata protagonista di un episodio molto simile a quello che le sarebbe poi accaduto in quello che i libri di storia avrebbero ricordato il 1 dicembre 1955. Rosa era stata allontanata da un autista poiché, dopo aver regolarmente acquistato il biglietto, si rifiutò di scendere per poi rientrare dall’entrata posteriore. Ma evitò l’arresto in quanto si rassegnò e scese dall’autobus. Curiosità vuole che in quel 1 dicembre 1955, durante la corsa che la rese un esempio di integrità in tutto il mondo e che le valse l’appellativo di The Mother of the Civil Rights Movement, incontrò lo stesso autista che dodici anni prima aveva avuto l’ardire di allontanarla dal mezzo di trasporto: tale James Blake.
Ma cosa successe quel 1 dicembre 1955? Quale evento resa Rosa Parks celebre in tutti gli Stati Uniti?
Al termine di una dura ed estenuante giornata lavorativa e dopo aver organizzato un seminario per la NAACP, Rosa salì sull’autobus che l’avrebbe condotta fino a casa da suo marito. E notando l’affollamento nella sezione dedicata ai “colored”, si sedette nell’unico posto libero dell’autobus, nel settore riservato ai bianchi.
A poche fermate di distanza, molti altri salirono sul bus e tra questi vi fu un uomo che pretese dalla signora Rosa Parks che gli venisse ceduto il posto. Stanca delle continue iniquità subite nel corso della sua esistenza, Rosa Parks prese l’audace quanto rischiosa decisione di rifiutare di alzarsi. Non vi fu nessuno, neppure James Blake, in grado di convincerla ad alzarsi da quel sedile. Solo l’intervento delle forze dell’ordine, con il conseguente arresto della signora Parks, consentì a Blake di concludere la corsa.
La successiva denuncia da parte dell’autista e l’incriminazione di Rosa Parks, accusata di “condotta impropria”, segnarono indelebilmente la comunità afroamericana di Montgomery che decise di reagire e ribellarsi. L’ingiusto trattamento subito dalla signora Parks fece breccia nel cuore di alcuni cittadini di pelle bianca che decisero di aderire alla protesta.
Così, stanchi di subire senza mai ottenere giustizia, Edgar Nixon, Martin Luther King e la stessa Rosa Parks, il 5 dicembre 1955 diedero inizio ad una campagna che mirava a boicottare ogni mezzo pubblico.
La protesta consisteva nell’impedire che le casse dello stato si arricchissero grazie ai soldi di ogni cittadino di colore che usufruiva di ogni mezzo pubblico e che, soprattutto, aveva non poche difficoltà a raggiungere il proprio posto di lavoro. Per risolvere questo disagio e permettere ad ogni cittadino di non perdere il proprio lavoro, le chiese afroamericane misero a disposizione delle autovetture comuni per accompagnare uomini e donne. Così facendo evitarono loro di affrontare il caldo, il freddo, e soprattutto, la neve. Il boicottaggio durò per più di un anno e vi partecipò ogni cittadino di colore di Montgomery.
Nel mentre, gli autobus continuavano a viaggiare ma con a bordo meno di cinque passeggeri, e, ovviamente, erano tutti cittadini di pelle bianca. Le perdite furono talmente esorbitanti che la società che gestiva i mezzi di trasporto decise di interrompere il servizio. Di conseguenza anche la produzione e il commercio accusarono il colpo del boicottaggio poiché, senza un mezzo di trasporto, in molti erano impossibilitati a raggiungere il proprio luogo di lavoro.
Messi alle strette, il 3 novembre del 1956, i membri della Corte Suprema furono costretti a dichiarare la segregazione sui mezzi pubblici incostituzionale.
Nonostante Rosa Parks e la NAACP avessero raggiunto un importante traguardo, il boicottaggio continuò inesorabile fino a quando, il 20 dicembre 1956 l’ordinanza che poneva fine alla segregazione sui mezzi pubblici non venne resa ufficiale. Grazie a questa ordinanza, venne concesso a tutti i cittadini, al di là del colore della pelle, il pieno diritto di sedersi ovunque essi volessero, senza in alcun modo essere obbligati a dover cedere il proprio posto. Ma, ovviamente, non tutti erano d’accordo a concedere “cotanta” libertà, e l’integrazione non fu per niente semplice.
Invero, molti cittadini di Montgomery erano fortemente contrari ad una simile concessione e, pur di rivendicare la propria “superiorità” razziale non mancarono di manifestare la loro contrarietà. Alcuni autobus vennero presi d’assalto e bruciati, gli autisti furono perseguitati e gli attentati verso coloro che avevano reso possibile la fine della discriminazione si moltiplicarono.
Le forze dell’ordine impiegarono mesi per placare gli animi ma alla fine la violenza cessò.
A Birmingham in Alabama e Tallahassee in Florida, in cui la segregazione era ancora legale, seguirono l’esempio dei cittadini di Montgomery, boicottando ogni mezzo di trasporto. Il nome di Rosa Parks, da lì in avanti riecheggiò nelle menti di chi cercava giustizia e desiderava opporsi ad un sistema che fin da troppo tempo richiedeva di essere fermato.
Fu la prova definitiva che la vittoria ottenuta da parte della NAACP aveva dato una forte scossa a tutto il paese. Finalmente, si era messo in moto un processo di cambiamento che portò all’abolizione della segregazione, avvenuta il 2 luglio 1964.
Grazie a personalità come Rosa Parks, anche se non autorevoli, nel corso dei decenni si è potuto giungere a importanti cambiamenti che hanno concesso a molti cittadini una libertà che mai avrebbero pensato di ottenere.
Di seguito vi proponiamo la Biografia di Rosa Parks, “La mia Storia” Edita da Mondadori, scritta dalla stessa Rosa Parks e da Jim Haskins.
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