Una profonda analisi di “Sei personaggi in cerca d’autore”, una delle opere più famose del maestro Pirandello (se non la più famosa).
Scrittore, poeta e drammaturgo, Pirandello è un artista a 360°. In ogni arte che ha sperimentato è ricordato tra i più grandi esponenti del XX secolo. Il coronamento del suo successo lo ottenne nel 1934, quando ricevette il Premio Nobel per la letteratura “per il suo coraggio e l’ingegnosa ripresentazione dell’arte drammatica e teatrale”.
Luigi Pirandello: il figlio del Caos
La vita del celebre scrittore non fu sempre facile. Come lui stesso afferma, è figlio del “Caos”, ma non in senso allegorico. Infatti la campagna in cui è nato Luigi Pirandello si trovava vicino a un bosco, chiamato in dialetto “Càvusu”, che deriva dal greco “Kaos”.
Appartenente ad una famiglia agiata, non ebbe difficoltà economiche rilevanti, fino a che un allagamento e una frana nella miniera di zolfo di Aragona, in cui la famiglia di Pirandello aveva investito, li ridusse sul lastrico. I problemi economici colpirono fortemente la fragile natura mentale della moglie di Pirandello. Le sue crisi isteriche peggiorarono fino a costringere l’autore a farla ricoverare in un ospedale psichiatrico nel 1919.
Il primo grande successo dello scrittore arrivò con la pubblicazione di “Il fu Mattia Pascal”. Ma il vero amore di Pirandello risiedeva nel teatro. Dapprima scoraggiato tanto da allontanarsi da quest’arte, successivamente le sue opere teatrali furono largamente apprezzate.
Il suo era un teatro dello specchio. In esso Pirandello raffigurava la vita “vera”, amara, senza la maschera dell’ipocrisia e delle convenienze sociali. Attraverso le sue opere lo spettatore può guardarsi in uno specchio che gli mostra come è realmente. In questo modo può diventare migliore.
Sei personaggi in cerca d’autore: come Pirandello gioca con il teatro nel teatro
Il teatro di Pirandello si divide in quattro fasi principali: il teatro siciliano, la fase umoristica/grottesca, il teatro nel teatro (metateatro) e il teatro dei miti.
“Sei personaggi in cerca d’autore” è la prima opera compresa nella fase del teatro nel teatro, insieme a “Questa sera si recita a soggetto” e “Ciascuno a suo modo”. In questo periodo teatrale per Pirandello è fondamentale rivolgere il suo messaggio non solo alle orecchie degli spettatori, ma anche agli occhi. Per questo deciderà di prendere a modello le tecniche tipiche del teatro shakespeariano, come l’uso del palcoscenico multiplo, in cui si vedono varie scene contemporaneamente. Inoltre il palcoscenico si trasforma sotto lo sguardo attento del pubblico, che viene anche coinvolto nello spettacolo stesso.
La prima scena si apre con un palco apparentemente in corso di allestimento, per consentire le prove del secondo atto di un’opera teatrale di Luigi Pirandello, “Il giuoco delle parti”.
Mentre gli attori e i membri della compagnia si stanno organizzando per provare l’atto, l’usciere del teatro annuncia al capocomico l’arrivo di sei personaggi. Questi si presenteranno tra il pubblico con aria smarrita e perplessa.
Il primo a parlare è il Padre, un uomo distinto di cinquant’anni, che racconta di essere stato costretto ad abbandonare la Moglie e il Figlio, per consentirle di crearsi una nuova vita con un altro uomo, il segretario. Ma il Padre non perde mai di vista il nuovo nucleo familiare, a cui si aggiungeranno altri tre figli: la Figliastra, il Giovinetto e la Bambina.
L’equilibrio della nuova famiglia crolla con la morte del segretario. La Madre e la Figliastra iniziano così a lavorare presso un atelier gestito da Madama Pace. Questa, insoddisfatta del lavoro della Madre, ma attirata dalla bellezza e dalla giovane età della Figlia, le propone di intrattenersi con degli uomini. Se rifiuta la Madre resterà senza lavoro, incapace di poter crescere sola quattro figli. La ragazza accetta, ma il destino vuole che ella si ritrovi di fronte, in veste di cliente, proprio il Padre.
Il capocomico, esaltato dall’impatto emotivo della scena, la fa subito provare agli attori. Purtroppo però, a causa dell’eccessiva artificiosità della rappresentazione, la Figliastra scoppia in fragorose risate. Convince così il capocomico a permettere ai personaggi stessi di rappresentarsi sulla scena. Gli attori, infatti, non sono in grado di vivere appieno le emozioni provate dai personaggi veri. Iniziano a rappresentare l’episodio e solo l’arrivo tempestivo della Madre evita la tragedia di un rapporto semi-incestuoso. Quando capisce l’accaduto, il Padre decide di accogliere tutti nella sua dimora, ma la convivenza si rivela difficile. Poi la rappresentazione si interrompe bruscamente con l’abbassamento improvviso del sipario, provocato per sbaglio dal macchinista.
In seguito la rappresentazione riprende.
Il Figlio della Madre entra in scena, lamentandosi della situazione ed esternando tutto l’odio che prova nei confronti della Madre e dei suoi fratellastri. Anche la Bambina e il Giovinetto cominciano a manifestare malcontento per il bizzarro modo in cui sono costretti a vivere. La scena stavolta è ambientata in un giardino. Qui il Figlio scopre la Bambina affogata nella vasca. Preso dall’orrore, scorge dietro un albero la figura del Giovinetto. Con occhi da pazzo e una rivoltella nascosta nella tasca, ha assistito alla scena. All’improvviso parte un colpo, seguito dal grido di disperazione della Madre. Sia il pubblico che gli attori rimangono colpiti da un finale così tragico e non riescono a capire se si tratti di realtà oppure di finzione. A quel punto il Padre grida la verità di quegli avvenimenti.
Il capocomico, indispettito per la giornata di prove perduta, ordina all’elettricista di spegnere le luci e licenzia tutti. Ma dietro il fondo, in cui si trovavano i personaggi andati a soccorrere il Giovinetto e la Bambina, si accende, come per errore, una luce verde che proietta le quattro grandi ombre del Padre, della Madre, del Figlio e della Figliastra sul capocomico, il quale scappa terrorizzato. Spento il riflettore, escono dal fondo il Padre, la Madre e il Figlio, che si fermano in mezzo al palcoscenico. Ultima ad uscire è la Figliastra che, ripetendo la sua perdizione, corre verso le scalette e, con una stridula risata, scompare dalla scena.
La rivoluzione del teatro pirandelliano
“Sei personaggi in cerca d’autore” è la vera testimonianza della rivoluzione del teatro pirandelliano. In quest’opera affronta diversi temi che contraddistinguono il suo pensiero.
In primo luogo, oltre a rappresentare un racconto non in maniera lineare, i protagonisti del dramma abbattono la “quarta parete”, il muro invisibile che divide gli attori dagli spettatori in teatro. All’eliminazione dello spazio artistico si aggiunge anche la scomposizione delle strutture drammatiche e il tentativo di smascherare il meccanismo e la magia della creazione artistica, il passaggio dalla persona al personaggio.
I personaggi del dramma di Pirandello appaiono vivi e reali agli occhi del pubblico, ma l’autore non dà loro una forma definitiva. Gli concede invece la massima libertà di espressione e di movimento scenico. Il capocomico e la compagnia teatrale seguono senza intervenire le vicende dei sei personaggi, nati vivi dalla fantasia di un autore che ha poi deciso di non scrivere la loro storia. Ma attore e personaggio non possono mai divenire una sola unità. Per questo, quando la compagnia prova a mettere in scena il dramma, i fatti vengono rappresentati con artificiosità, senza immedesimazione.
Inoltre è evidente il relativismo conoscitivo e psicologico.
Per l’autore ogni persona ha un proprio modo di vedere la realtà. Non esiste un’unica realtà oggettiva, ma tante realtà quante sono le persone che credono di possederla. Ognuno ha una propria “verità”. Ne scaturisce un problema di incomunicabilità, che produce un sentimento di solitudine ed esclusione dalla società e persino da sé stessi.
Riguardo il rapporto fra Vita e Forma, i protagonisti di “Sei personaggi in cerca d’autore” rappresentano la vita nella sua dinamicità, mentre gli attori la forma che rende la vita falsa. Quando l’uomo si fissa in una forma, decide di accettare i suoi schemi ben definiti, per pigrizia o convenienza, anche quando contrastano con la sua vera natura. Ogni uomo, così, si renderà conto che l’immagine che aveva sempre avuto di sé non corrisponde in realtà a quella che gli altri avevano di lui. Cercherà in ogni modo di carpire questo lato inaccessibile del suo IO, di un senso dell’esistenza e identificazione di un proprio ruolo, che vada oltre la maschera con cui si presenta al cospetto della società.
A volte la nostra anima istintiva esplode violentemente, lasciando trasparire i desideri repressi. Anche in questo caso, l’uomo non ha motivo di rallegrarsi, in quanto una volta usciti dalla vecchia forma, il senso di libertà è breve, perché il nuovo modo di vivere ci imprigiona in un’altra forma. L’unico modo per contestare questa “falsità” per Pirandello è attraverso la follia, la sola arma che fa esplodere convenzioni e rituali, riducendoli all’assurdo e rivelandone l’inconsistenza.