J-Pop manga presenta “Shin Nosferatu” di Roberto Recchioni. Il fumetto si ispira alla storia del leggendario Conte Orlok. Ma sarà all’altezza delle aspettative? Riuscirà a rendere onore a “Nosferatu” di Friedrich Wilhelm Murnau?
Quella del Conte Orlok, al pari di Dracula, è una delle più conosciute e importanti icone del vampirismo di tutti i tempi. Tant’è che in poco più di un secolo gli sono state dedicate ben tre pellicole dal titolo “Nosferatu”. La prima è datata 1922, diretta Friedrich Wilhelm Murnau, colui che, per non pagare i diritti d’autore a Bram Stoker, creò la figura del Conte Orlok in quello che. E ancora oggi è considerato uno dei capolavori dell’espressionismo tedesco.
In seguito sia Werner Herzog, che riuscì ad ottenere l’autorizzazione per usare i nomi originali, sia Robert Eggers hanno diretto un remake (o meglio, un riadattamento) di “Nosferatu”, creando una propria versione del Conte Orlok.
Tuttavia, oltre al romanzo gotico che fu l’origine di tutto, anche se “Il Vampiro” di Polidori fu antecedente all’uscita di “Dracula”, molte sono le opere letterarie dedicate ai vampiri. Una di queste, uscita nel dicembre del 2024 grazie a Edizioni DB, è “Shin Nosferatu”. Opera del fumettista italiano Roberto Recchioni, già disegnatore di alcune storie di Dylan Dog.
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Presentato da J-Pop Manga in formato brossurato con sovracopertina, il fumetto si apre con una bellissima introduzione di Marco Manetti sull’iconografia del vampiro e su come abbia influenzato il mondo dell’arte in generale. Dal film di Francis Ford Coppola al dipinto “Il Vampiro” di Edvard Munch, più comunemente conosciuto come “Amore e Dolore”.

Conclusa l’introduzione, la storia comincia in maniera molto simile a quella delle pellicole sopracitate, con l’ingenua Ellen Hutter evoca il Conte. E prosegue con il conseguente arrivo del vampiro dalla Transilvania alla Germania, dove comincerà a tormentare la giovane fanciulla e tutta la popolazione di Wisborg.
Il tutto sviluppato attraverso il particolare stile grafico di Roberto Recchioni, che riesce a fondere la scuola giapponese con l’arte più tradizionale. Invero, se alcune tavole sembrano dei veri e propri dipinti altre ricordano molto lo stile dei migliori manga provenienti proprio dal paese nipponico. La scelta dell’utilizzo del bianco e nero nella maggior parte delle pagine del fumetto, aiuta il lettore ad immergersi nell’atmosfera tetra e contaminata che accompagna il Conte Orlok.
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Peccato che il tutto si riduca a questo. Per quanto i disegni siano degni di nota, “Shin Nosferatu” si presenta con una storia poco chiara, comprensibile (ma non troppo) solamente a chi ha avuto modo di visionare almeno uno tre film citati in precedenza. E la decisione di non utilizzare direttamente i dialoghi tra i personaggi, facendoli interagire solamente attraverso poche parole inserite come fossero delle onomatopee, non aiuta certo a comprendere quello che sta succedendo.
Tutto quanto infatti si svolge in maniera troppo frettolosa e poco approfondita, soprattutto il finale, in cui ciò che succede ha veramente pochissimo senso.
Difatti, nonostante lo stile grafico trasmetta la giusta dose di orrore e mistero, i tormenti della giovane Ellen e il male che, con l’arrivo del Conte Orlok, avvolge Wisborg vengono appena accennati.
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Invero, oltre a perdere quell’originalità e quel senso di male assoluto che aleggia ormai da più di un secolo attorno alla figura del Conte Orlok, la trama si perde nei meandri di una storia quanto mai prevedibile. E, a tratti, addirittura priva di senso.

“Shin Nosferatu” non aggiunge niente di nuovo ad una vicenda che ormai è leggenda. Si limita difatti a presentare una serie di tavole, spesso non troppo collegate tra loro, al solo scopo di suscitare interesse per la versione del Conte Orlok di Recchioni. Senza però sviluppare un intreccio narrativo degno di nota. I personaggi appaiono e scompaiono come se niente fosse. E la sinuosa follia del Nosferatu di Max Schreck e di Klaus Kinski si perde in una rappresentazione poco incisiva di un mito del cinema e dell’arte in generale.
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E la cupezza della crudeltà, della peste e della sanguinaria violenza che viaggia assieme al Conte dalla Transilvania alla Germania viene sovrastata da un erotismo non necessario ai fini della trama e da una risoluzione troppo casuale per risultare incisiva.
Per concludere, da un’opera che promette di omaggiare sia un’icona come Nosferatu sia il film muto che ha reso leggendaria la figura del Conte Orlok, ci si aspetta molto di più. Attenzione ai dettagli e sviluppo della trama. E per quanto l’introduzione sia ben scritta e gli extra alla conclusione dell’opera, con raffigurate le diverse versioni della copertina, possano risultare affascinanti, quella di “Shin Nosferatu” rimane una grande occasione sprecata.