“Forse non è giusto fare questo viaggio con Jake se sono così incerta sul nostro futuro o sulla mancanza di un futuro. Dopotutto conoscere i genitori del tuo ragazzo è il proverbiale passo successivo, no? La verità è che non ho detto ai miei che sto con Jake. Non l’ho mai nominato e non credo che lo farò mai.” (“Sto pensando di finirla qui”)
Una giovane donna (Cindy) e il suo fidanzato (Jake) sono in viaggio per recarsi a casa dei genitori di lui a seguito di un invito a cena. Una volta giunti nell’ambigua dimora, Cindy inizia a nutrire forti dubbi su se stessa e sull’intera realtà circostante.
“Sto pensando di finirla qui”, è con questa frase che ci viene presentata l’ultima opera di Charlie Kaufman.
Ed è con essa che si apre il prologo del film, durante il quale lo spettatore è partecipe di una riflessione interiore da parte di Cindy, una ragazza che sin da subito si presenta apparentemente sicura di sé. Nella sua mente però, vi è un persistente senso di insicurezza alimentato dalla sua perplessità nei confronti delle scelte di vita da lei prese.
Il tutto viene trasmesso egregiamente attraverso alcuni monologhi interiori che si ripresentano più volte nel corso della pellicola. Questi si dimostrano in netto contrasto con l’atmosfera allegra e spensierata che si percepisce all’inizio del film, nonché tutto ciò che accade attorno a Cindy, la quale osserva con aria meravigliata la neve che cade dolcemente sul suo volto mentre attende l’arrivo del suo amato Jake, che ci viene da subito introdotto come il tipico fidanzato particolarmente affettuoso e generoso nei confronti della sua amata.
I due protagonisti si dirigono verso casa dei genitori di Jake, e durante un lungo viaggio in macchina lo spettatore diviene partecipe di frequenti scambi di battute verbali ed interiori nella mente della protagonista, accentuando l’importanza della parola come arma per rompere il silenzio; quest’ultimo viene visto dal regista e sceneggiatore Kaufman, come una potente forma di disagio che viene però contrastato con scambi di battute altrettanto imbarazzanti. In particolare durante gran parte della sequenza a casa dei genitori di Jake, in cui la pellicola si presenta come una vera e propria commedia nera.
Un costante senso di malessere pervade la totalità dell’atmosfera che si respira all’interno dell’ospitale, nonché familiare, dimora.
La particolarità dell’ultima opera di Charlie Kaufman risiede nella sua straordinaria capacità di mutare durante lo scorrere del minutaggio. Dunque non si limita ad essere relegata ad un unico genere cinematografico, ma spazia dal dramedy, al thriller fino al toccante epilogo caratterizzato da una marcata ed insolita componente musical. Tuttavia questo lungometraggio si dimostra particolarmente criptico e non di immediata comprensione, scoraggiando una buona fetta di spettatori che potrebbero non cogliere appieno il commovente messaggio che esso vuole trasmettere, poiché si tratta di una pellicola intrisa di rimpianti che derivano da alcune scelte di vita non prese per paura del rifiuto e del conseguente fallimento.
L’ultimo lungometraggio di Kaufman; seppur soffra di un’eccessiva dilatazione del minutaggio dovuto ad alcune sequenze che sfociano nel ripetitivo; trova nel suo cast uno dei principali pregi dell’intera produzione. I due protagonisti (Jessie Buckley e Jesse Plemons) sono una vera e propria rivelazione. Principalmente è grazie alle loro lodevoli doti attoriali che lo spettatore si sente fortemente coinvolto nei frequenti scambi di battute. Menzione d’onore anche a David Thewlis e Toni Collette che rubano la scena ad ogni loro apparizione, interpretando perfettamente due personaggi difficilmente dimenticabili.
Per concludere, la regia di Kaufman si rivela precisa nei movimenti di camera. I primi piani contribuiscono a creare un universo narrativo nel quale realtà ed immaginazione vengono costantemente alternati in maniera ottimale, anche grazie ad un montaggio straordinario ed in grado di confondere ed intrigare lo spettatore, facendogli perdere la reale cognizione del tempo e mettendo costantemente in dubbio la realtà fittizia che fa da sfondo alle vicende narrate. La sceneggiatura geniale, dimostra lo sconfinato talento di Charlie Kaufman nel creare delle opere cinematografiche talmente originali da risultare uniche ed inimitabili.
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