La nostra opinione su “Stranizza d’amuri”, il film d’esordio come regista di Giuseppe Fiorello.
Era la fine di ottobre durante i primi anni ’80, quando furono rinvenuti i cadaveri di due giovani ragazzi nelle campagne di Giarre, in provincia di Catania. Giorgio Agatino Giammona, 25 anni, e Antonio Galatola, detto Toni, 15 anni. Tutti in paese li conoscevano bene, li chiamavano “i ziti”, i fidanzati, di Giarre. Entrambi uccisi da un colpo di pistola alla testa. Solo perché si amavano.
I loro corpi, l’uno accanto all’altro, giacevano sotto ad un albero, in aperta campagna, in una Sicilia carica d’odio e disgusto verso coloro che venivano perseguitati, malmenati e insultati perché avevano gusti sessuali non conformi alla legge di madre natura. Un crimine d’odio, quindi, in una terra che sia allora che tuttora criminalizza l’omosessualità. Ed è incredibile che a più di quarant’anni dal duplice omicidio di Giorgio e Antonio, il colpevole non sia mai stato scoperto. Scossa da cotanto odio, l’opinione pubblica, riconobbe che in Italia esisteva un forte problema di discriminazione nei confronti delle persone omosessuali. Così, a poco più di un mese dal ritrovamento dei corpi privi di vita dei due ragazzi, il 9 dicembre 1980 il tutto portò alla fondazione del primo circolo Arcigay in Italia.
Leggi – L’ultima notte di Amore: Un noir urbano tra corruzione e oscurità – recensione del film
Un reale fatto di cronaca quindi, che ha funto da ispirazione a Giuseppe Fiorello (qui anche alla sceneggiatura), per il suo esordio alla regia. Ma in “Stranizza d’amuri”, non viene raccontata alcuna storia di cronaca nera. O meglio, il delitto in sé di Giarre, viene radicalmente accantonato per rivelare una storia di amicizia, di amore. Carica di sentimento. Ma, soprattutto, carica d’odio.
Un odio profondo, illogico. Derivato da un bullismo ignorante, che fa male. Che brucia l’anima e umilia il genio. E, oggetto di tale umiliazione è infatti Gianni (Samuele Segreto), deriso, mortificato da continue pesanti provocazioni, allusioni. Un ragazzo che è costretto a mentire pur di farsi accettare da coloro che non conoscono la sua storia. Da coloro che, probabilmente, potrebbero cambiare per sempre la sua vita, resa immobile da una madre debole, un patrigno prepotente e un paese che si fa beffa di lui.
Ma la vita di Gianni sta per cambiare. Un incontro fortuito con Nino (Gabriele Pizzurro), un ragazzo gioviale, pieno di vita, farà crescere in lui il forte desiderio di migliorare la sua realtà e fuggire, finalmente, da quella terra che niente gli ha dato che sofferenza.
Leggi – Winnie the Pooh – Blood and Honey: Ovvero come non fare un film horror
Una forte storia di amicizia, quindi, quella raccontata attraverso lo schermo da Giuseppe Fiorello. In cui gli elementi di una Sicilia fortemente intollerante, gridano forte e chiaro.
Un’amicizia che si nutre di gentilezza, estrema delicatezza, e che sguardo dopo sguardo si tramuterà in un amore profondo, privo di cattiveria. Non curanti dei pregiudizi, Gianni e Nino vivono liberamente i loro sogni d’amore, la loro illusoria libertà.
Un amore però incosciente, vissuto troppo imprudentemente sotto occhi indiscreti. E saranno proprio questi occhi indiscreti che decreteranno il destino fatale di Gianni e Nino che, sotto i tuoni incessanti dei loro fuochi d’artificio saranno i testimoni della furia di un padre sconvolto dalla scoperta di avere un figlio “diverso”.
E qui, è doveroso citare l’intensa interpretazione di Antonio De Matteo, che nel film dona voce, volto e personalità ad Alfredo, il padre di Nino. Ma non solo. Da citare anche Fabrizia Sacchi, la madre, Carmela. E ancora Simona Malato, la madre di Gianni. Oltre che, ovviamente, la bravura dei giovani protagonisti.
Leggi – Dracula (1931): la storia di come Dracula divenne un’icona cinematografica
Tra le pagine della storia raccontata attraverso gli occhi e la sensibilità di Giuseppe Fiorello, che grazie al film ha ottenuto il Nastro d’argento al miglior regista esordiente, in “Stranizza d’amuri” emergono successi della tradizione musicale italiana. Da “Cuccurucucù” di Franco Battiato a “Dammi solo un minuto” dei Pooh. Ma non solo.
Accompagnato da una colonna sonora firmata da Giovanni Caccamo e Leonardo Milani, “Stranizza d’amuri”, vanta anche un inedito scritto dai sopracitati, “Luntanu”, una bellissima e delicata nenia siciliana che danza tra passato e presente, tra tradizione e futuro.