In attesa della quinta ed ultima stagione, la nostra recensione della quarta stagione di “The Boys”.
“The Boys” aveva incantato il mondo grazie alla prima stagione, uscita nel 2019. Ambientata in un mondo in cui i Supereroi (o semplicemente Super) sono il prodotto di punta di una società denominata Vaught American, la quale, oltre a crearli, controlla ogni mossa dei paladini americani, apparentemente, lo scopo è quello di condurre una serrata lotta al crimine. E garantire sicurezza ad ogni città americana. Ma dietro a tale nobile crociata la Vought ha il compito di celare al mondo intero i vizi, i crimini e la negligenza cui sono dediti i Super.
Capitanti dai 7, ossia gli uomini di punta della Vought, coloro che avrebbero dovuto essere gli eroi più grandi al mondo, e dal loro leader, Patriota (Antony Starr), un misogino, razzista e assolutista convinto che i Super siano la razza superiore e che gli esseri umani altro non sono che giocattoli da sfruttare e seviziare a proprio piacimento, i Super si riveleranno essere dei criminali in piena regola, osannati però come dei semidei dal popolo americano, grazie alla copertura dei dirigenti della Vought.
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A far da scudo a tale esercito di psicopatici dotati di super poteri ci penserà un gruppetto di uomini guidati da Bill Butcher (Karl Urban), un ex agente federale assetato di vendetta contro Patriota, e da Hughie Campbell (Jack Quaid), arruolatosi dopo la morte della sua ragazza avvenuta per mano di A-Train, l’uomo più veloce del mondo facente parte dei 7.
Così, per tre stagioni abbiamo assistito alla sfrenata guerra tra i Boys e i Super, tra colpi di scena, battaglie all’ultimo sangue, strane alleanze e atroci e sanguinose morti. Il tutto accompagnato da un crescendo di follia, con puntate sempre più originali e stagioni in grado di tenere i più fedeli col fiato sospeso.
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Stagioni che però si concludevano con risoluzioni forse troppo semplicistiche e ripetitive. Confermando lo status quo in cui i Super sembravano avere il controllo totale e i Boys erano costretti a riprendere tutto da capo, elaborando un nuovo piano per poi ricominciare a dar battaglia alla Vought, a Patriota e ai 7.
Ma in questa quarta stagione tutto quanto sembra cambiare e il finale si presenta molto più concreto. Per quanto la qualità delle prime tre stagioni fosse fuori discussione, nonostante alcuni risvolti forzati e soluzioni finali fin troppo semplici (anche se non del tutto scontate), la quarta stagione riesce nel difficile compito di far compiere alla serie un discreto salto di qualità.
Sebbene manchi quella macabra ironia che aveva caratterizzato le precedenti stagioni, tutto quanto diventa molto più febbrile. In un’ascesa di follia in cui i nostri eroi (non i Super ovviamente) si troveranno ad affrontare super galline, pecore volanti e Super che defecano ragnatele (letteralmente).
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Ma non fatevi ingannare. Per quanto una simile descrizione potrebbe sembrare comica, ogni sequenza fa parte di una trama scritta con una precisione quasi chirurgica che, alla fine, lascia molta carne sul fuoco. Situazioni critiche tutt’altro che risolte e uno status quo in cui il destino di ogni personaggio, da Partiota a Butcher a Hughie, sembra essere più incerto che mai.
E forse sono proprio i personaggi il vero fulcro della quarta stagione di “The Boys”. Invero, oltre ad essere ottimamente scritti e ben caratterizzati, alcuni di essi subiscono un’evoluzione impressionante. Degna dei migliori comics supereoistici.
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Senza scendere troppo nei particolari, un plauso speciale va decisamente dedicato ad A-Train. Il velocissimo Super interpretato magistralmente da Jessie T. Usher porta avanti quello che è forse l’arco narrativo maggiormente riuscito della serie. Prendendo definitivamente coscienza di sé stesso e giungendo ad una redenzione desiderata tanto dal personaggio quanto dai fan della serie.
Ma dilungarci sulla singola evoluzione sarebbe troppo dispendioso se non deleterio. Basti sapere che ogni protagonista riesce a fare i conti con i propri demoni e propri conflitti interiori. Ponendo definitivamente le basi per quella che sarà la battaglia finale che vedrà i Boys contrapporsi ai Super (poiché la quinta sarà l’ultima stagione).
E se ogni personaggio risulta tanto coinvolgente, il merito è senza dubbio delle interpretazioni. Tra le quali spicca quella di Antony Starr, che impersona un Patriota sempre più psicopatico anche se incredibilmente lucido e calcolatore.
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L’intensità delle performance attoriali è infatti direttamente proporzionabile alla forte evoluzione subita dai loro personaggi. Da Chace Crawford, che riesce a trasmettere tutta l’insicurezza e la voglia di rivalsa di Abisso (il membro dei 7 in grado di respirare sott’acqua e comunicare con ogni creatura marina), a Erin Moriarty, che porta in scena tutti i tormenti interiori di Annie January, alias Starlight (l’ex membro dei 7 che ha deciso di abbracciare la causa dei Boys e del suo amato Hughie).
Ovviamente non è tutto oro quel luccica. E, per quanto ben sviluppata, la quarta stagione di “The Boys” non è certo priva di difetti. Invero, se alcune storyline sono state sviluppate con una certa maestria, altre potrebbero risultare fin troppo statiche se non monotone e ripetitive.
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Alcune dinamiche infatti, come il rapporto tra Patriota e suo figlio Ryan, continuano a girare in tondo, tornando sempre al punto di partenza. E senza subire alcun cambiamento significativo. Difatti, a tratti la sceneggiatura si dilunga troppo su sequenze e situazioni non necessarie che purtroppo rallentano notevolmente lo svolgimento di quella che avrebbe potuto essere (forse) la miglior stagione di “The Boys”.
Questo quarto capitolo della saga tratta dai fumetti di Garth Ennis e Darick Robertson trasmette infatti la sensazione che la quinta stagione sia il momento per porre fine ad una serie che, se prolungata ulteriormente, rischierebbe di diventare noiosa e poco interessante. Nutrendo la speranza, ovviamente, che gli autori ci regalino un gran finale.
Come detto, di carne al fuoco ce n’è tanta. Così come le trame da concludere, e possibilmente, far convergere verso un unico finale non sono certo poche. Ma se c’è una cosa che in quattro stagioni ci è stata insegnata è che in “The Boys” tutto può accadere. Vero Victoria?