Siamo nell’Agosto del 1896, ad attenderci nella Londra vittoriana vi sono due donne con straordinari poteri: la vedova Amalia True (Laura Donnelly); e la talentuosa inventrice Penance Adair (Ann Skelly). Le due faranno da perno all’intera mid-seadson di “The Nevers“, composta da 6 puntante, nelle quali verranno narrate le vicende di un gruppo di persone, per lo più donne, chiamate “I TOCCATI”.
Strano nome per indicare un gruppo di uomini e donne dotato di poteri, in alcuni casi alquanto bizzarri, non trovate?!
L’impressione che conferisce l’appellativo delinea esattamente ciò che esso vuole rappresentare: disprezzo! I “toccati”, infatti, sono oggetto di angherie e di razzismo da parte soprattutto del ceto sociale più alto, che sentendosi minacciato dalle loro doti cerca in ogni modo di colpevolizzarli per ogni evento nefasto che accade a Londra. D’altro canto le azioni dell’antagonista toccata di Amalia, Maladie, di certo non aiutano ad avere un’opinione contraria.
Ella è una donna con problemi psicologici. Al momento della mutazione genetica si trova in manicomio e probabilmente segue, un po’ troppo alla lettera ciò che Dio pare sussurrarle all’orecchio. Le sue numerose vittime che, lei suole chiamare angeli, portano in una direzione che difficilmente si riesce a capire all’inizio della storia così come alla fine. Un po’ come il suo bislacco potere che le conferisce occhi rossi e una strana forza che probabilmente trae dal dolore altrui.
Tutto, però rimane sfumato, non ben delineato come se la sua storia dovesse essere sviluppata in un secondo momento.
I toccati, spesso ripudiati o addirittura uccisi dalle proprie famiglie, si ritrovano rifugiati nell’orfanotrofio finanziato da una ricca ereditiera Lavinia Bidlow, che apparentemente li sostiene e appoggia la missione di Amalia di proteggere la sua gente e di trovare ciò che li ha creati.
Ma facciamo un passo indietro: il giorno che Amalia decide di porre fine alla sua misera vita, all’improvviso in città cade un “GALANTE”, una macchina simile ad un’astronave che possiede una sorta di serbatoio dalla quale fuoriescono delle spore che a contatto con alcuni genera mutazioni genetiche in grado di “esasperare” doti umane fino a renderle speciali: può questo essere considerato un evento casuale?!
Probabilmente sì o probabilmente no, ma c’è una frase che Amalia urla ripetutamente con disperazione: “perché mi hanno lasciata indietro, perché sono qui?”. Si fa fatica a capire il senso di quella domanda finché non si giunge all’ultima puntata, ovvero la sesta, dove viene spiegato con un’ora di filmato il perché di tutto quanto. L’ultima puntata apre un nuovo scenario. Uno scenario che diventa quasi prevedibile e naturale, ma che vedremo nella seconda metà della prima stagione, che probabilmente arriverà in Italia nella primavera 2022.
L’intero sci–fi viaggia seguendo un equilibrio molto sottile mantenuto dall’inizio alla fine tra le personalità contrastanti delle due protagoniste: Penance e Amalia.
Penance “sente” la direzione della corrente elettrica e grazie ciò crea delle assurde macchine, non sempre funzionanti, ma spesso risolutive per evitare che la poco aggraziata Amalia uccida qualcuno nel tentativo stesso di proteggere sé stessa e la sua nuova grande famiglia di toccati. La graziosa inventrice funge da voce della speranza e al tempo stesso della misericordia che echeggia nella mente della sua migliore amica. Sebbene Amalia sia una donna istintivamente aggressiva spesso segue quella voce creando una nuova versione di sé stessa, che alla fine giocherà a suo favore.
I personaggi che più ci lasciano con un punto di domanda sono molteplici, essendo una serie che vede coinvolte diverse vite che si intrecciano tra di loro creando eventi non sempre prevedibili. Uno di questi è il Lord Gilbert Massen, ex militare che fa di tutto per ostacolare i toccati, arrivando anche all’uso della forza. Seguendo la sua storia alcune domande sorgono spontanee. Perché è così ossessionato dall’odio che prova per queste incredibili persone? Perché è così spaventato dalla diversità? Ha forse paura che il potere “divino” possa diventare così forte da soverchiare il suo potere terreno e renderlo così un comune e banale mortale? È così tormentato dall’essere inferiore? O c’è qualcos’altro che lo spinge ad odiarli?
Probabilmente i suoi cattivi pensieri e il male che essi generano nascono da molto di più che una semplice paura, nascono dalla vergogna e se si presta abbastanza attenzione ai particolari si capisce il perché del suo profondo disagio e dove esso sia “nascosto”.
“The Nevers” è un’eccellente serie sci–fi targato HBO. È come se ti costringesse a seguirla per sbrogliare una lunga matassa di storie che si susseguono e che vorresti capire fino in fondo.
Da non sottovalutare il valore sociale che oggi essa potrebbe rappresentare. I toccati sono emarginati dalle loro famiglie in nome di una religione e dalla società che sempre più spaventata dalla potenza che l’unione di essi possa rappresentare tenta di schiacciarli con ogni mezzo e ogni sotterfugio. A volte, però anche se la “vecchia” Amalia ci ripete che “è il disegno di Dio quindi è così che deve andare”, dall’altra parte dell’universo qualcuno ci tende la mano e cambia il nostro destino, e spesso quell’universo è molto più vicino di quanto si possa immaginare.
“Mai smettere di sperare”: pare urlarci a gran voce l’ultimo episodio di “The Nevers”, il mondo può cambiare e noi possiamo essere parte di quel cambiamento.
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