“Trap”, il nuovo film di M. Night Shyamalan con protagonista Josh Hartnett è all’altezza delle aspettative? Oppure è un altro flop?
Dicembre 1985. In quella che venne definita Operazione Flagship, l’U.S. Marshals Service portò a compimento ben 144 arresti in una sola sera, attirando i fuggitivi con dei falsi inviti per una partita tra i Washington Redskins e i Cincinnati Bengals. Per poi, una volta giunti allo stadio, metterli in manette.
Da questo fatto di cronaca, il regista proveniente dal subcontinente indiano M. Night Shyamalan, ha preso ispirazione per scrivere la sceneggiatura di “Trap”, il suo nuovo e attesissimo thriller psicologico con protagonista (o antagonista) Josh Hartnett. E credetemi, se mi avessero detto che il punto di forza del nuovo film di Shyamalan sarebbe stato proprio l’attore di “Pearl Harbor”, avrei avuto molti dubbi a riguardo. E avrei avuto torto!
Leggi – House of the Dragon stagione 2: la calma prima della tempesta
Non è certo un segreto che il regista de “Il sesto senso” abbia avuto una carriera traballante. Fatta di pochi alti e molti bassi. E “Trap” avrebbe potuto davvero essere l’occasione per dimostrare al mondo di essere ancora in grado di creare pellicole di qualità. Dimenticare flop di pubblico e di critica come “Lady in the Water”, “The Village” e (soprattutto) “L’ultimo dominatore dell’aria”.
E invece, altro non è che la conferma che purtroppo Shyamalan sembra aver perso il suo particolare tocco.
Quella di “Trap” era una premessa molto interessante. L’idea di base è quella di far sentire in trappola un serial killer mentre accompagna sua figlia adolescente al concerto di Lady Raven, icona pop e beniamina di milioni di ragazzine. E il colpo di scena iniziale, la rivelazione della vera identità di Cooper, meglio conosciuto come “Il Macellaio” nomignolo affibbiato per la propensione a smembrare le proprie vittime, contribuisce a rendere ancora più ansiogena la pellicola.
Leggi – Come uccidono le brave ragazze: l’adattamento del best seller di Holly Jackson vale la pena di essere visto?
Purtroppo però, scena dopo scena, sequenza dopo sequenza, la suspense cala vertiginosamente piuttosto che aumentare. Complice anche una sceneggiatura colma di espedienti, forzature e situazioni risolte in maniera che definire frettolosa è più che riduttivo.
Fin da subito a Cooper riesce tutto troppo facilmente. E in un edificio controllato dalla SWAT e dall’FBI sembra quasi inconcepibile che ad una persona qualsiasi, per quanto calcolatrice e dal sangue freddo, riesca tanto agevolmente infiltrarsi praticamente ovunque e prendere coscienza dei piani delle forze dell’ordine.
Le azioni del Macellaio, e i risvolti legati ai suoi tentativi di fuga, si fanno sempre più assurdi, se non ridicoli. Il tutto accompagnato dalla musica di Lady Raven, ossia Saleka (la figlia di Shyamalan) che, per quanto possa risultare gradevole, soprattutto per gli amanti del pop, non contribuisce a mantenere alta la tensione.
Il concerto di Lady Raven infatti somiglia più al tentativo del regista di pubblicizzare la carriera musicale della figlia. Sebbene anche le doti da attrice della giovane Shyamalan sembrano promettere bene.
Leggi – Presunto Innocente: Dal romanzo di Scott Turow un gioiello targato Apple TV
Tuttavia, nel bel mezzo di una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti e di una regia che non brilla ma che allo stesso tempo non si può definire scadente, è l’interpretazione di Josh Hartnett che spicca.
Il fu Ethan Chandler di “Penny Dreadful” (serie TV che vi consiglio di recuperare) mostra un’espressività mai vista prima. E forse al caro Josh serviva proprio un ruolo come quello di Cooper per impegnarsi davvero e mettersi finalmente alla prova.
Le smorfie, le espressioni prima tese e poi divertite, gli occhi ora concentrati ora pieni di adorazione verso la figlia, si alternano come i ruoli impersonati da Cooper. Josh Hartnett, invero, interpreta il ruolo del padre devoto e del serial killer psicopatico, metodico ed estremamente lucido. Complice una disinvoltura quasi impressionante.
Intenso e assolutamente credibile, sia come ricercato che come uomo onesto, il protagonista di “40 giorni e 40 notti” riesce a sorreggere sulle proprie spalle il peso di una pellicola che purtroppo non convince. E, per quanto impeccabile, la performance di Hartnett non basta a restituire a Shyamalan il posto che (forse) gli spetta nell’Olimpo della regia.