Disponibile sul catalogo di Netflix, “Twilight of the Gods” si presenta come una interessante serie TV animata, nonché una rivisitazione dei miti norreni.
Tutto comincia con un matrimonio. Ma se state pensando alle classiche nozze in bianco, con i due sposi felici e contenti, circondati dai loro parenti in una location tanto romantica quanto mozzafiato e con dei paggetti che consegnano gli anelli alla coppia di innamorati, allora vi sbagliate di grosso.
Le nozze che Zack Snyder, visionario regista il cui ultimo film degno di nota risale al lontano 2009 (“Watchmen”), decide di raccontarci, hanno luogo nelle fredde terre di Jotunheim, dimora dei potenti e temibili Giganti di Ghiaccio.
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Gli sposi non sono certo la più classica delle coppie. Leif è il fiero e spietato Re di un popolo di guerrieri nordici. Sigrid, figlia del Re dei Giganti di Jotunheim e di una donna umana, è colei che gli ha salvato la vita durante la loro ultima battaglia, facendo così sbocciare l’amore tra i due.
Nonostante l’aria gelida e l’atmosfera grigia ma romantica, le nozze sembrano svolgersi nel migliore dei modi, seguendo l’affascinante tradizione norrena. Fino a quando l’idillio non viene interrotto dall’arrivo di Thor, nelle più malvagie e spietate delle sue vesti.
Thor, giunto a Jotunheim in cerca di Loki, accusato di tradimento verso le divinità di Asgard, e convinto che i Giganti lo stiano proteggendo, il Dio del Tuono truciderà (letteralmente) tutta la famiglia di Sigrid. Unica sopravvissuta alla strage assieme al suo amato Leif, giurerà vendetta.
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Così comincia la storia di “Twilight of the Gods”, un serie creata e co-diretta da Zack Snyder, che per la prima volta decide di cimentarsi in un mondo del tutto inedito per lui: l’animazione.
Violenta, sanguinosa e decisamente molto disinibita, la stagione si sviluppa in otto episodi, attraverso i quali impariamo a conoscere i personaggi, i loro legami e le motivazioni che li porteranno a scontrarsi niente meno che con le divinità asgardiane.
Un viaggio nell’epica mitologia norrena popolata, oltre che da Déi e guerrieri, da creature leggendarie. Come Fafnir, il drago a guardia del frutteto dell’immortalità, e Fenrir, il gigantesco lupo destinato a compiere il Ragnarok, ossia la caduta delle divinità.
I personaggi, o almeno la maggior parte di essi, sono ormai noti, ma la storia è del tutto inedita. “Twilight of the Gods” è infatti una visione originale del regista di “Batman v Superman”, portata in scena con un’animazione chiara e ben definita. Uno stile molto realistico e molto simile da quello che abbiamo già avuto modo di apprezzare in “Blue Eye Samurai” (altra serie targata Netflix).
Accompagnata da un comparto sonoro degno dei migliori colossal e da una colonna sonora, composta da un Maestro con la M maiuscola come Hans Zimmer, dall’impatto forte quanto le immagini e i colori adottati da Snyder, “Twilight of the Gods” avvolge lo spettatore nella sua idea di animazione, trascinandolo in una storia di vendetta, violenza (tanta violenza), misteri e sesso (tanto sesso).
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Eppure, nonostante la breve durata della stagione (8 episodi che raggiungono un massimo di 42 minuti), la storia si prende il giusto tempo per presentarci i suoi protagonisti e le loro caratterizzazioni, curando sia la sceneggiatura che le scenografie fin nei minimi particolari. Invero, ogni personaggio, ogni situazione ed ogni storia narrata, hanno un fine ben preciso, seppur inizialmente celato a noi umili spettatori.
“Twilight of the Gods” è infine il giusto connubio tra tradizione e modernità. Per quanto la tecnica di animazione sia estremamente contemporanea, fin dalla prima sequenza si respira quell’aria di mitologia norrena tanto affascinante quanto mistica. Antichi Déi, profezie, battaglie all’ultimo sangue e una semantica che riesce ad unire i toni poetici dell’epoca in cui è ambientata la serie allo scurrile linguaggio tipico dell’età moderna.
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Ma forse, in questa profonda riflessione del rapporto tra umano e divino, è proprio l’umanizzazione con cui Snyder ha scelto di rappresentare le divinità. Da Thor a Loki, fino ad Odino stesso, gli Déi sono imperfetti ed egoisti. E, cosa ancora più importante, temono la morte e l’avverarsi delle profezie. Il risultato è una serie in grado di indagare i più profondi sentimenti umani. L’amore, l’odio e la paura. Senza però perdersi in forzati buonismi ed eccessive prese di coscienza.
E chissà… dopo aver collezionato un insuccesso dopo l’altro, questa potrebbe essere veramente la rinascita di Zack Snyder.