“Twisters”. Da un’idea interessante una pellicola che si perde nei meandri di una sceneggiatura mal sviluppata.
Giugno 1969. Un tornado si abbatte su una cittadina dell’Oklahoma devastando, tra le altre abitazioni, la fattoria della famiglia Thornton. Durante la tempesta, nonostante il tentativo di trovare riparo nel rifugio anti tornado, la piccola Jo assiste impotente alla morte del padre.
Da questa traumatica esperienza comincia “Twister”, il cult datato 1996 scritto da una mente geniale come Michael Crichton e prodotto dall’altrettanto geniale Steven Spielberg. Una pellicola che, oltre ad essere ben diretta, vanta una sceneggiatura solida, ben definita e credibile, nonostante le circostanze molto inverosimili. Cosa che purtroppo non si può dire di quello che avrebbe dovuto essere l’erede del film diretto da Jan de Bont, ossia “Twisters”, pellicola prodotta dalla Universal Pictures, dalla Amblin Entertainment e dalla Warner Bros., che si è occupata anche della distribuzione italiana. Ma andiamo per gradi.
Dall’Oklahoma inizia anche l’avventura di Kate Carter (Daisy Edgar-Jones), una giovane ricercatrice che studia i tornado e il modo per arginarli, ma dopo un tragico fallimento del suo esperimento decide di ritirarsi dalla caccia agli uragani. Tuttavia, qualche anno più tardi, sarà costretta a fare i conti con il proprio passato e a tornare sul campo per dimostrare, al mondo e a sé stessa, che l’unico modo per affrontare una paura è quello di affrontarla. Ad aiutarla ci penserà Tyler Owens (Glen Powell), un cacciatore di tornado divenuto famoso grazie ai video che posta su YouTube. Grazie a questo incontro infatti, Kate troverà la forza di fronteggiare quel passato che ancora la tormenta.
Scopri e ascolta i nostri Podcast.
Tuttavia, quella che avrebbe potuto essere una storia di redenzione e di coraggio, assume i connotati della più classica delle trame. E tutto diventa decisamente troppo prevedibile.

La regia, affidata al regista di “Minari” Lee Isaac Chung, risulta comunque di buona fattura. Le scene d’azione, per quanto molte di esse si svolgano all’interno dell’occhio del ciclone, sono girate in maniera precisa e per niente disturbante. Merito anche di una fotografia, diretta da un esperto come Daniel Mindel, in grado di rendere al meglio la condizione estrema in cui si trovano ad agire i protagonisti. Inoltre, la colonna sonora, che comprende canzoni rock, country e le musiche di Benjamin Wallfish, arricchisce l’adrenalina trasmessa dal ritmo frenetico del film.
Seguici su Telegram.
E Daisy Edgar-Jones, apprezzatissima protagonista di “Normal People” e “In nome del cielo”, dimostra nuovamente il suo enorme talento da attrice. Kate è una donna segnata da un evento traumatico avvenuto mentre lavorava al progetto più importante della sua vita. Questo ha fatto di lei una professionista appassionata, amante delle ricerche sul campo, sempre pronta a salire in macchina per rincorrere la tempesta. Ma, allo stesso tempo, è terrorizzata dalla quella stessa cosa che, fin da bambina, ha destato la sua fascinazione: i tornado. Daisy Edgar-Jones riesce quindi a cogliere i desideri e le paure del suo personaggio e a trasmetterli grazie alla sua espressività. Aiutata anche dall’alchimia che si instaura tra Kate e Tyler, e quindi tra lei e Glen Powell, che si dimostra all’altezza del confronto.
Nonostante ciò, è intuibile capire cosa succederà e come si svilupperà il rapporto tra i due fin dal primo scambio di sguardi. Quella tra Kate e Tyler infatti si rivela essere una storia che si sviluppa nel più classico dei modi. E questo ci riconduce al problema principale di “Twisters”: la sceneggiatura di Mark L. Smith.

Certo, gli omaggi alla pellicola degli anni ’90 non mancano (vero Dorothy V?, per fare un esempio tra molti), ma gli Easter Eggs dedicati a “Twister” e la qualità del comparto tecnico, regia compresa, non bastano ad arginare una scrittura che presenta troppe falle. Le trame secondarie, anche se in qualche modo potrebbero essere funzionali alla trama, sono deboli e poco approfondite, così come la presenza di alcuni personaggi irrilevanti ai fini della trama.
Scopri e ascolta i nostri Podcast.
Il film, quindi, si limita a imitare il suo predecessore, ma non impegnandosi abbastanza. Un esempio? La squadra di Tyler potrebbe anche non esserci affatto, in quanto il protagonista si muove per lo più da sé. Nel film anni ’90, invece, non solo i personaggi secondari e quindi la squadra di Jo (Helen Hunt) sono inclusi in una storia che conduce appassionatamente chi la guarda, ma hanno spessore, e tratti distinguibili. Ve lo ricordate l’indimenticabile Dustin? (Philip Seymur Hoffman).
Ma è di prevedibilità che pecca maggiormente la trama di “Twisters” e la maggior parte degli eventi si svolgono esattamente come pronosticato. I personaggi, da Kate a Tyler alla squadra che li accompagna nella caccia ai tornado, fanno esattamente ciò che ci si aspetta da loro. Quelli che dovrebbero essere dei colpi di scena, e che avrebbero potuto essere delle risoluzioni interessanti, purtroppo non sorprendono, anzi.
Come l’iniziale esperimento di Kate quindi, “Twisters” è una pellicola riuscita solamente a metà, con con una buona regia e delle ottime interpretazioni, ma con una storia che purtroppo, errando di banalità, non appassiona quanto avrebbe dovuto.
Di seguito il Trailer di “Twisters”.