Se si pensa ai vampiri il primo nome che ci viene in mente è, ovviamente, quello di Dracula, l’affascinante conte protagonista del celebre romanzo di Bram Stoker del 1897. Lo scrittore irlandese ha senza dubbio reso celebre il mito del padre di tutti i vampiri, tuttavia le sue origini sono molto più antiche. In Romania infatti, la storia di Dracula si era diffusa già nel XV secolo, quando nella Valacchia padroneggiava un certo Conte Vlad III, meglio conosciuto come Vlad “l’Impalatore”, soprannome dovuto al supplizio che infliggeva ai suoi nemici.
Leggi – Krampus: l’Ombra di Santa Claus tra folklore e religione
Col passare degli anni la storia diventò leggenda, e Vlad si guadagnò la fama di vampiro. E circa quattro secoli dopo fu di ispirazione per il romanzo gotico di Bram Stoker, diventando così il Principe delle Tenebre, il vampiro più conosciuto e temuto di sempre.
Ma di leggende sui vampiri ne è colmo il pianeta, ogni paese di questo mondo ha i propri miti e le proprie credenze.
In Medio Oriente, per esempio, era molto popolare la leggenda del Ghoul che, secondo la tradizione araba era un demone muta forma in grado di assumere anche l’aspetto di un essere umano. Una creatura crudele e controversa, un dissacratore di tombe che si nutriva della carne dei cadaveri. E, oltre a succhiare il sangue delle anime più giovani era in grado di far abortire le donne incinte.
Leggi – Il Mistero di Sleepy Hollow: la leggenda del Cavaliere senza testa
Per quel che concerne la religione ebraica, in particolare gli scritti della Cabala, i vampiri hanno un’origine religiosa. Qui infatti troviamo Lilith, la prima compagna di Adamo che venne allontanata dal suo amato, destinato a stare con Eva. A causa di questo rifiuto, Lilith divenne un demone notturno, bramosa del sangue degli uomini e del loro seme. Lilith infatti era rappresentata come donna seducente che si intrufolava nel letto degli uomini consumando la loro forza vitale.
La Francia invece era la patria della Bestia di Gevaudan.
Questa è un animale dall’aspetto ancora oggi non molto ben definito che terrorizzò la regione francese tra il 1764 e il 1767, uccidendo centinaia di persone. I pochi superstiti che riuscirono a dare una vaga descrizione della Bestia, lo dipinsero come un enorme animale ricoperto da una folta peluria nera e due grosse zanne. Per molti si trattava di un lupo mannaro, ma altrettanti pensarono che fosse un vampiro poiché spesso le vittime venivano trovate denudate e decapitate, ma con i vestiti a pochi metri di distanza dal corpo.
Leggi – La ballata di Mulan: la leggenda che ha ispirato il film Disney
L’Ungheria era la terra natale della contessa Erzsébet Bàtbory, o Contessa Sanguinaria.
Alla tenera età di sei anni fuggì dal suo castello assistendo al castigo di uno zingaro accusato di aver venduto il proprio figlio ai turchi. Il condannato venne cucito vivo dentro al ventre di un cavallo con la testa che fuoriusciva dalla carne dell’animale. Crescendo entrò in contatto con la magia nera e sviluppò sempre di più la sua natura sadica. Si convinse di poter acquisire bellezza e giovinezza grazie al sangue fresco di cui si nutriva e in cui si immergeva completamente come acqua in una vasca. Va da sé che questa sua natura causò la morte di un numero sempre più ampio di persone.
Ma torniamo in Romania, per parlare del Nosferatu, il vampiro deforme.
Al contrario del suo celebre connazionale Dracula, bello e seducente, il Nosferatu è il frutto di un virus costretto a mutare per sopravvivere alle difese immunitarie dell’infetto. Quello che ne consegue è un essere dalla forma orrenda dal cranio allungato e calvo, la faccia scarna e allampanata segnata da profonde rughe e gli occhi affossati. Le mani del Nosferatu sono magre, con dita allungate e unghie bianche e affilate. Come se non bastasse è gobbo e nella sua dentatura spiccano degli incisivi taglienti e sporgenti. Naturalmente, con un aspetto così inquietante, è impossibile che si mescoli tra gli esseri umani. Per questo agisce di notte nutrendosi spesso del sangue di animali.
Per l’appunto, Nosferatu fu il protagonista del film che segnò l’approdo dei vampiri sul grande schermo. Oltre ad essere il primo grande successo della carriera del regista tedesco Friedrich Wilhelm Murnau. “Nosferatu il vampiro”, il cui titolo originale è “Nosferatu – eine Symphonie des Grauens” (“sinfonia dell’orrore”), venne proiettato per la prima volta il 5 marzo del 1922 e diede il via alla tradizione di usare i vampiri come personaggi nei film e, successivamente, nelle serie tv. E introdusse l’idea che la luce solare fosse letale per i vampiri.
Leggi – La sposa cadavere: la fiaba che ispirò il film di Tim Burton… e le sue varianti
Ma nonostante il grande successo e l’impatto innovativo, la pellicola di Murnau incontrò non poche difficoltà dovute al copyright.
Thomas Hutter (Gustav von Wangenheim), dipendente di un’agenzia immobiliare di Brema, viene mandato dal suo capo, il signor Knock, in una remota regione dei Carpazi per trattare l’acquisto di una proprietà nella loro città. Il ricco uomo che desidera acquistare la casa è il Conte Orlok (Max Schreck), un personaggio inquietante e misterioso. L’entusiasmo di Hutter, che ha lasciato a Wisborg la sua futura sposa Ellen (Greta Schröder), si placa quando si rende conto che il suo ospite è in realtà un Nosferatu (un non-morto).
Leggi – Il Regno sotto il Mare: L’amore impossibile tra la Principessa Oto Hime e Hoori
Le disgrazie che seguiranno all’incontro con il Conte Orlok, metteranno nei guai non solo il giovane agente immobiliare, ma anche tutta la città di Brema e, soprattutto la sua fidanzata Ellen. Dopo aver sterminato l’intero equipaggio della nave che lo condurrà a Brema, Nosferatu infesterà tutta la città con la peste. Solamente il sacrificio della giovane Ellen, che offrirà il suo sangue al Conte Orlok al solo scopo di tenerlo sveglio fino all’alba, salverà i suoi concittadini dalla terribile epidemia.
Per capire quanto Galeen e Murnau abbiano riadattato a loro piacimento la storia, basta guardare il protagonista. Difatti, Orlok non ha niente a che vedere con il bello e affascinante Conte Dracula descritto nel film di Bram Stoker. Il Conte Orlok è infatti un essere mostruoso, che mette paura solamente guardandolo e che racchiude in sé tutte le caratteristiche della leggenda rumena: cranio completamente calvo, occhi grandi e infossati circondati da nere occhiaie, naso ricurvo come il becco di un’aquila, lunghi artigli e denti da roditore. Spaventoso ed estremamente grottesco, un incubo camminante in grado di rappresentare sia la forza sia l’irrazionalità della paura stessa.
Il motivo del grande successo di “Nosferatu” fu decisamente il risultato di un lavoro impegnativo, che comprese una serie di fattori diversi tra loro. Per cominciare fu proprio l’aspetto del vampiro che rese il film così affascinante. L’espressività e i movimenti di Max Schreck (Conte Orlok), mescolati al gioco di luci e ombre messo in scena da Murnau, resero questo personaggio unico. Ma la vera maestria del regista fu nel rendere suggestivo ogni paesaggio. Grazie a questo espediente fece emergere in maniera perfetta la natura più tetra e sinistra di ogni singolo luogo.
Leggi – La storia infinita: dal romanzo di Michael Ende, le creature che avrei voluto nel film
Durante il suo viaggio Hutter si ritroverà gradualmente ad attraversare cittadine e lande sempre più tetre, fino ad arrivare al castello di Orlok, vera e propria dimora delle tenebre. Tetraggine che poi avvolgerà anche Brema, che prima dell’arrivo del vampiro era una città lucente e soleggiata. Per concludere, tutto ciò venne maggiormente marchiato grazie al viaggio del nero veliero che trasporta il Conte. Il lento procedere della nave fantasma, le morti dei membri dell’equipaggio che si susseguono, sono la perfetta metafora di terrore, che si abbatterà su Brema.
Piccola curiosità: il film è stato interamente girato al di fuori degli studi cinematografici, ogni luogo che vediamo è reale. Il regista e tutto lo staff, dovettero viaggiare per tutta la Germania del Nord ed arrivare fino in Romania per girare alcune scene.
Se oggi possiamo goderci la visione di questa pietra miliare del cinema horror è solo grazie a Murnau, e non solo perché fu lui il regista. Nel 1925, la vedova di Bram Stoker, Florence Balcombe, fece causa alla casa produttrice del film per plagio, e riuscì ad ottenere la vittoria. Di conseguenza tutte le copie di “Nosferatu il vampiro” furono distrutte. Fortunatamente Murnau riuscì a nascondere a e salvarne una copia, dalla quale discendono tutte le copie che oggi sono distribuite in tutto il mondo.
Leggi – Psycho: l’horror che diede un nuovo volto alla paura
A fare le spese dalla diatriba legale tra Florence Balcombe e Murnau, fu la casa di produzione Prana-Film, fondata un anno prima da Enrico Dieckmann e Albin Grau, che fu costretta a dichiarare bancarotta a seguito della causa.
Il progetto di Dieckman e Grau prevedeva di produrre una serie di pellicole riguardanti il mondo del soprannaturale. Ma sfortunatamente per loro, “Nosferatu il vampiro” fu l’unico film che riuscirono a finanziare.
Per diverso tempo i critici cinematografici hanno ipotizzato che, nascosto dietro al forte trucco e all’aspetto terrificante del Conte Orlok, ci fosse lo stesso Murnau, poiché non era stata resa nota la notizia che l’attore interprete del vampiro fosse Max Schreck. Tuttavia, la leggenda narra che quando uscì la pellicola si diffuse la diceria che Max Schreck fosse veramente un vampiro. Si diceva che Murnau aveva scovato in quella che allora era la Cecoslovacchia e che aveva convinto ad interpretare il Conte Orlok, e in cambio avrebbe potuto realmente succhiare il sangue a qualche bella attrice. Sfortunatamente per l’attore il suo nome non fece altro che alimentare la leggenda poiché Max Schreck significa Massimo Terrore.
Leggi – Ghostbusters: come tutto ebbe inizio – curiosità sul cult anni ’80
Molti registi hanno, negli anni avvenire, omaggiato il lavoro di Murnau. Tim Burton, per esempio, diede il nome di Max Shreck al personaggio di Christopher Walken nel suo “Batman – il ritorno”, appunto per omaggiare l’attore tedesco. Stanley Kubrick si è ispirato alla melodia de la “cavalcata della morte” del carro funebre di Nosferatu per le scorribande notturne di Alex e dei suoi drughi in “Arancia Meccanica”. Infine, Werner Herzog ha preso spunto dal film di Murnau per il suo “Nosferatu – principe della notte” (1979), dove però i personaggi hanno i nomi originali.