Ripercorriamo il cammino che ha portato Vasco Rossi ad intraprendere la carriera da cantante. L’infanzia a Zocca, la fondazione di Punto Radio e gli incontri con Massimo Riva, Riccardo Bellei e Stefano Scandolara.
7 febbraio 1952. A Zocca, una piccola cittadina a metà strada tra Bologna e Modena, il camionista Giovanni Carlo, che tutti chiamavano Carlino, e la casalinga Novella, una delle tante coppie felici del paesino, diedero al mondo il loro primo figlio. Settant’anni e trentaquattro album più tardi, quel pargoletto è diventato uno dei cantautori italiani più apprezzati di sempre, capace di vendere quasi quaranta milioni di copie di dischi in tutto il mondo.
Oggi, nell’Anno Domini 2022, Vasco Rossi è un’istituzione della musica italiana, capace di influenzare con le sue canzoni intere generazioni di appassionati.
Eppure, prima di diventare il cantautore italiano che tutti conoscono, di cui ognuno in Italia, almeno una volta nella vita ha cantato una canzone, il Blasco era un ragazzino semplice, cresciuto in una famiglia modesta ma amorevole, in un paesino di provincia che tuttora conta poco più di 4000 abitanti. Uno studente senza lode ne infamia. Nonostante fosse un appassionato di lettura, specialmente di autori come Luigi Pirandello, Jack Kerouac e Samuel Beckett, andava male in letteratura (potrebbe mai essere possibile?).
Ebbene si! Vasco Rossi, un cantautore capace di scrivere poesie come “Albachiara”, “Vita Spericolata”, “Una canzone per te” e “Sally”, figurava tra gli alunni meno portati per la letteratura.
Ma ci sono molte altri particolari dell’infanzia e dell’adolescenza del Blasco che potrebbero essere fonte di stupore.
Nel 2017, per festeggiare i quarant’anni di carriera musicale, Vasco Rossi tenne quello che tuttora risulta essere il concerto dei record. Difatti, quello del Modena Park, con ben 225.173 biglietti emessi (di cui 5000 gratuiti) fu lo spettacolo che polverizzò il record europeo di biglietti venduti. In quell’occasione il cantante emiliano offrì al suo pubblico uno spettacolo unico nel suo genere. Dopo un’introduzione tratta dal poema lirico di Strauss “Così parlò Zarathustra”, Vasco ha deliziato il suo pubblico cantando tutti i grandi successi che avevano caratterizzato la sua carriera; da “Colpa di Alfredo” a “Bollicine”, da “Siamo soli” a “C’è chi dice no”.
Eppure, quello stesso cantante emiliano che ha saputo destreggiarsi di fronte ad una delle più grandi folle che la storia ricordi, era un ragazzo timido e introverso che, soprattutto nel periodo delle scuole superiori, aveva molta difficoltà a fare amicizia.
Finite le scuole medie, Vasco fu costretto a trasferirsi a Modena, in un collegio gestito da un gruppo di preti Salesiani. Per un montanaro come lui, abituato all’ambiente famigliare di Zocca, fu un vero trauma dover condividere la propria quotidianità con decine di estranei. Inoltre, come se la lontananza da casa non bastasse, i suoi compagni lo schernivano continuamente. Tuttavia, nonostante le difficoltà nel socializzare con i suoi coetanei, quello fu un periodo molto importante per il giovane Vasco. Fu proprio durante gli anni trascorsi in collegio che imparò a suonare la chitarra. E al contempo sviluppò una profonda sensibilità che esprimeva attraverso la scrittura di poesie che, naturalmente, non ha mai pubblicato.
Quella di scrivere pensieri sotto forma di poesie, senza però condividerle con nessuno è un’abitudine che mantenne per molto tempo. Persino durante il periodo universitario, quando cominciò a comporre i primi testi delle sue canzoni, la sua timidezza patologica gli impediva di condividere il suo talento, se non con i famigliari o con la sua piccola cerchia di amici. All’epoca passava molto tempo in solitaria, frequentando assiduamente quell’Osteria delle Dame tanto cara a Francesco Guccini. E fu proprio qui, seduto ad un tavolino appartato che concepì la prima stesura di “Jenny”, una canzone che qualche anno più tardi inserì nel suo primo album (“…ma cosa vuoi che sia una canzone…”).
Ma prima di arrivare a pubblicare il 45 giri che lo fece debuttare nella scena musicale italiana, il Blasco dovette passare per un’altra tappa fondamentale che gli servì per la sua formazione sia caratteriale che musicale: quella del DJ.
Parallelamente alla carriera da cantautore incompiuto, dopo aver vissuto la sua prima intensa storia d’amore con Paola Panzacchi (famosa femminista bolognese) ed essersi trasferito da Bologna a Modena passando dalla facoltà di Economia a quella di Pedagogia, Vasco Rossi decise di buttarsi a capofitto su un nuovo interessante progetto che gli venne proposto da Marco Gherardi, un suo caro amico di infanzia. Assieme ad altri ragazzi di Zocca, prendendo esempio da Radio Milano, una delle prime emittenti italiane private, fondarono Punto Radio, una stazione in cui ogni membro avrebbe avuto la possibilità di gestire un proprio spazio intrattenendo gli ascoltatori soprattutto con canzoni e interviste.
Punto Radio venne fondato nel 1975, tre anni più tardi Vasco avrebbe pubblicato “…ma cosa vuoi che sia una canzone…”, ma prima riuscì a far conoscere all’Italia, grazie alla rubrica “Spazio Aperto”, due giovani e talentuosi cantautori: Riccardo Bellei e Massimo Riva. Quest’ultimo, in futuro, sarà una figura importantissima nella vita del cantautore di Zocca. Non solo ricoprirà il ruolo di frontman nella Steve Rogers Band, il primo gruppo di accompagnamento di Rossi, ma diventerà anche il suo chitarrista ufficiale.
Punto Radio risultò essere una delle emittenti private più seguite tra il centro e il nord Italia. Offriva, grazie ad un collettivo di collaboratori sempre più copioso, un’ampia gamma di programmi di intrattenimento, dalla musica leggera alle interviste alle hit da discoteca. Tuttavia ben presto il gruppo cominciò sfaldarsi e in breve tempo molti dei membri fondatori intrapresero altre strade abbandonando il progetto.
Uno questi fu proprio Vasco Rossi. Conducendo il programma riguardante la musica da discoteca, il Blasco aveva sviluppato un certo interesse per il mestiere del DJ, che lo portò a quella fatidica serata del 1976.
Sebbene vivesse con la speranza un giorno di pubblicare almeno un disco con le sue canzoni, era molto più interessato alla carriera da conduttore radiofonico e da DJ piuttosto che da cantante. Un interesse indotto anche da una timidezza quasi inguaribile. Difatti, per quanto si trovasse a proprio agio a parlare di fronte ad un microfono in uno studio di registrazione, di fronte a pochi e intimi amici, si bloccava totalmente se si trattava di esibirsi in pubblico.
Un problema che dovette affrontare una volta fondato il Punto Club, un locale in cui i membri avrebbero potuto esibirsi e, a Dio piacendo, aumentare le entrate per portare avanti il progetto radiofonico. In un modo o nell’altro, Vasco trovò il modo di gestire la propria timidezza, almeno fin quando si trattava di esibirsi come DJ. In breve divenne uno dei Disc Jockey più famosi e richiesti nei locali della zona. Dove c’era lui il divertimento era assicurato.
Ma, come abbiamo scritto in precedenza, fu durante una sera del 1976 che Vasco Rossi ebbe il suo battesimo del fuoco come cantante. Riccardo Bellei aveva appena finito la sua esibizione al Punto Club con una meritata standing ovation quando invitò a salire sul palco il suo caro amico Vasco che, seppur con molta riluttanza, imbracciò la chitarra e arrangiò un paio di canzoni assieme al cantautore.
Quella fu la prima volta in cui Vasco Rossi si esibì di fronte ad un pubblico che non fossero i suoi amici più stretti.
Il duetto con Bellei fu un successo, tanto che alcuni ascoltatori abituali di Punto Radio cominciarono a richiedere le canzoni composte dai due cantautori. Fu così che la radio cominciò a trasmettere con una certa frequenza i brani di Vasco Rossi, di Riccardo Bellei e di Sergio Silvestri (altro cantautore fondatore dell’emittente radiofonica).
Furono proprio i loro testi ad attirare l’attenzione di Stefano Scandolara, il famoso paroliere che all’epoca era stato l’autore della canzone “Domenica sera” cantata da Mina. Giunto a Zocca per partecipare ad un’intervista per Punto Radio rimase colpito dal talento dei tre cantautori, tanto da proporgli di registrare alcune demo da inviare alle case discografiche. L’idea era quella di creare un disco che comprendesse le canzoni di tutti e tre i cantanti. Purtroppo nessuna etichetta accettò di produrre il disco dei Puntautori (questo sarebbe stato il nome del trio). Tuttavia, resosi conto che “Jenny” e “Silvia”, le due demo di Vasco Rossi, erano sia le più gettonate alla radio sia le più apprezzate dai produttori discografici, Scandolara decise di assumersi il rischio. Così convinse Paolino Borgatti, un noto editore che si occupava principalmente di ballo da sala, ad investire su Vasco.
Il 15 giugno 1977 venne ufficialmente pubblicato il primo 45 giri di Vasco Rossi, che conteneva solamente due canzoni: “Jenny” e “Silvia”.
Il resto, come si suol dire, è storia nota…
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