Walter Elias Disney, meglio conosciuto come Walt Disney, nacque il 5 dicembre del 1901 a Chicago. All’epoca la famiglia viveva in un quartiere poco raccomandabile, in una città segnata dalle continue guerre tra bande. Per questo motivo, Elias Disney (il padre di Walt) ben presto decise che quello non era un posto sicuro dove crescere i suoi cinque figli, e quando il piccolo Walt aveva solamente quattro anni, acquistò una fattoria in Missouri, nella cittadina di Marceline, dove si trasferì con la moglie Flora, i tre fratelli maggiori di Walt (Herbert, Raymond e Roy) e la sorellina Ruth.
Per Walt, il trasferimento nella fattoria fu una vera gioia. Adorava quella piccola cittadina a tal punto che molti anni dopo, quando costruì la Main Street di Disneyland, si ispirò proprio a Marceline. E fu proprio nel Missouri che sviluppò una delle sue più grandi passioni: l’amore per i treni. Passava ore intere alla stazione ferroviaria, ad osservare le locomotive e i vagoni che transitavano sui binari a pochi passi dalla fattoria, fantasticando su tutte le meraviglie che il mondo aveva da offrire e che avrebbe potuto vedere viaggiando su uno di quegli splendidi mezzi a vapore.
Nella fattoria del padre, Walt trovava sempre il modo di divertirsi trascurando spesso i compiti che Elias gli assegnava. Ma il piccolo Disney era un sognatore e aveva una mente fantasiosa, di quelle che non si possono tenere a freno.
Purtroppo per lui in casa non avanzava mai della carta dove poter disegnare. Così era costretto ad arrangiarsi dipingendo i suoi pensieri e le sue fantasie su della carta igienica o sulla carta da imballaggio. Ma questo piccolo intoppo non rappresentava certo un problema per il piccolo Walt. Difatti, grazie alla sua creatività sconfinata riusciva a disegnare fiori e piante con un volto, capaci di dialogare con gli animali della fattoria, e inventandosi ogni giorno nuovi personaggi e nuove storie. Per circa cinque anni la famiglia Disney abitò nella fattoria. Ma una serie di sfortunati eventi portò Elias e prendere la decisione di vendere tutto quanto e trasferirsi a Kansas City per intraprendere una nuova attività.
Tuttavia Walt non dimenticò mai le avventure immaginate assieme ai suoi amici animali e portò per sempre nel cuore la piccola cittadina di Marceline.
Con i soldi ricavati dalla vendita della fattoria, Elias saldò i debiti accumulati negli ultimi mesi e con quel che rimase acquistò una casa a Kansas City. Inoltre riuscì ad ottenere una licenza esclusiva di consegna del quotidiano “Kansas City Star”. Quelli furono gli anni più faticosi della vita di Walt. Lui e suo fratello Roy si alzavano all’alba per andare a consegnare i giornali, ogni giorno dell’anno sia che piovesse, nevicasse o che splendesse il sole. In seguito correvano a scuola, e poi a consegnare di nuovo l’edizione della sera nel pomeriggio. E nonostante i due ragazzi si spaccassero le ossa per recapitare i quotidiani in orario, tutti i guadagni finivano nelle tasche di Elias che non pagava i suoi figli per i servizi svolti, ritenendo che vitto e alloggio fossero già una ricompensa adeguata.
Roy, che fino a quel momento era stato un punto di riferimento per Walt, resse quella vita per soli due anni. Ben presto decise di seguire l’esempio di Herbert e Raymond e andarsene di casa. A quel punto l’incarico di consegnare giornali ricadde tutto su Walt e naturalmente il suo rendimento scolastico né risentì. Tuttavia, sebbene non fosse uno studente modello, Walt aveva conservato il suo spirito da sognatore. Lo dimostrò quando, nonostante l’opposizione della maestra, durante l’ora di educazione artistica disegnò dei fiori che non solo avevano due occhi e una bocca, ma possedevano anche la facoltà di dialogare tra loro.
E fu propria a Kansas City che il piccolo Walt entrò per la prima volta in contatto con quel magico mondo chiamato cinema.
Dopo che suo fratello Roy se ne andò di casa, Walt si sovraccaricò di lavoro. Il suo scopo era quello di racimolare qualche soldo da poter usare come meglio credeva. Oltre alla consegna dei giornali, che proseguiva più frenetica che mai, Walt cominciò a consegnare a domicilio il burro che la madre, Flora, produceva in casa; e dopo la scuola andava in un negozio di dolciumi dove si occupava delle pulizie e faceva le consegne per una farmacia poco distante. Durante uno di questi interminabili pomeriggi Walt cedette alla tentazione ed entrò nell’unico cinema che si poteva trovare a Kansas City.
All’epoca entrare in una sala cinematografica era un lusso che non tutti si potevano permettere. Tuttavia quel giorno Disney aveva abbastanza monete in tasca per potersi comprare il biglietto e decise di approfittarne. Il film in programma era “Biancaneve” (1916), la versione muta interpretata da Marguerite Clark. Il padre si arrabbiò molto quando venne a sapere che suo figlio aveva trascurato il lavoro per andare al cinema, ma a Walt non importava. Era stata una delle esperienze più belle della sua vita e non l’avrebbe mai dimentica.
Walt passò l’estate successiva lavorando sui treni, servendo bibite ai passeggeri, e affrontare l’ennesimo trasferimento. Elias vendette l’esclusiva per la vendita del “Kansas City Star”, e con i soldi ricavati divenne il comproprietario di una fabbrica di gelatine a Chicago. Ovviamente suo figlio venne assunto come dipendente della fabbrica e gli venne assegnato il ruolo di vigilante notturno. Allo stesso tempo cominciò a frequentare la McKinley High School e a seguire un corso di disegno alla scuola d’arte Chicago Academy Of Fine Arts.
Alla McKinley, Walt cominciò a disegnare vignette per “The Voice”, la rivista mensile della scuola.
Aveva una grande passione per il disegno e sicuramente la fantasia non gli mancava. Era chiaro che grazie alla sua creatività avrebbe potuto fare grandi cose, tuttavia spesso i suoi schizzi risultavano troppo semplici e poco curati nello stile.
Ma dopo aver frequentato solamente un anno alla McKinley, in Walt nacque il desiderio di fare qualcosa di concreto della sua vita, di imparare sul campo e non solamente dai libri. Seguendo l’esempio di suo fratello Roy (e grazie ad alcuni documenti falsi) decise di arruolarsi nell’esercito, dove svolse il compito di autista di ambulanza per la Croce Rossa.
La Guerra finì prima che Walt avesse la possibilità di uscire dagli Stati Uniti, ma riuscì comunque a viaggiare molto raggiungendo le truppe americane che erano ancora in Europa. Passò un anno in Francia, guidando ambulanze e camion e, naturalmente, disegnando; difatti, gli venne assegnato il compito di dipingere le insegne e i poster della Croce Rossa.
Una volta tornato in America, nell’autunno del 1919, Walt si trasferì a Kansas City e grazie ai disegni fatti durante la permanenza in Francia riuscì a farsi assumere dalla Pesmen–Rubin Commercial Art Studio come assistente disegnatore. Grazie a questo nuovo lavoro fece la conoscenza di Ubbe Iwwerks (conosciuto in seguito come Ub Iwerks, l’uomo che qualche anno dopo creò il personaggio di Mickey Mouse) un ragazzo della sua stessa età.
Iwerks era un eccellente disegnatore, e aiutò Walt a perfezionare la sua tecnica di disegno, insegnandogli come valorizzare il suo tratto e come creare effetti più professionali.
I due nuovi amici lavorarono per la Pesmen–Rubin Comomercial solo per pochi mesi, e una volta rimasto senza un impiego, a Disney venne la brillante idea di investire i soldi che aveva risparmiato fino a quel momento, per mettersi in affari. Chiese quindi ad Ub di unirsi a lui per aprire uno studio di disegno grafico e nei primi mesi del 1920 nacque la “Iwerks–Disney Commercial Artits”. Nonostante le difficoltà iniziali che ogni nuova azienda deve affrontare, gli affari cominciarono presto ad ingranare. Walt si scoprì essere un ottimo venditore. Era in grado di procurare clienti alla loro nuova attività e, cosa molto più importante, finalmente poteva fare quello che più gli piaceva, libero dalla ristrettezza mentale di suo padre Elias, il quale non considerava l’arte una professione ma solo una perdita di tempo.
Così nacque la proficua collaborazione, nonché di una bellissima amicizia, che portò Diseny e Iwerks a creare storie e personaggi entrati nella storia dell’animazione.
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