La nostra opinione su “Winnie the Pooh – Blood and Honey”.
È ormai cosa nota che molti personaggi della serialità e del cinema, che si tratti di animazione o meno, siano ispirati da opere letterarie. Alcuni sono protagonisti di romanzi o racconti molto conosciuti come Alice, l’eroina della fiaba di Lewis Carroll. Altri provengono da opere dall’origine remota, o sconosciuta se vogliamo. Un esempio perfetto è Elsa, principessa della pellicola targata Disney Pictures “Frozen”, e protagonista del racconto di Hans Christian Andersen “La regina delle nevi”. E ancora, il famoso proprietario della fabbrica di cioccolato Willy Wonka, impersonato da Gene Wilder, Johnny Depp e a breve da Timothée Chalmet, nato dalla penna di Roald Dahl nel lontano 1964.
Persino Winnie the Pooh, l’orsacchiotto più adorabile del panorama cinematografico e televisivo, trova origine nella serie di racconti scritti dallo scrittore britannico Alan Alexander Milne, pubblicati per la prima volta nel 1924.
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Nato come personaggio letterario, ispirato ad un pupazzo di proprietà di Christopher, il figlio di Milne, Winnie the Pooh esordì in un racconto pubblicato nell’edizione natalizia di un quotidiano londinese. Divenendo in breve tempo un’icona della letteratura per bambini. Fino a quando, nel 1961, la Disney ne acquistò i diritti. Con l’entrata in scena della Casa delle Idee, Pooh e gli altri abitanti del Bosco dei 100 Acri diventarono i protagonisti di una serie di pellicole (corti e lungometraggi) che riscossero da subito un gran successo.
Ma, come la storia del cinema ci insegna, spesso le fiabe e i personaggi sono soggetti a rivisitazioni e libere interpretazioni. Ultimamente difatti abbiamo avuto la possibilità di ammirare la bellissima versione di “Pinocchio” diretta dal regista Premio Oscar Guillermo del Toro. Oppure l’adattamento in chiave trash del Conte Dracula in “Renfield”. Non c’è quindi da stupirsi che Rhys Frake-Waterfield abbia deciso di presentare una propria versione del celebre orsacchiotto ideato da Alan Milne e illustrato da Ernest Shepard. Introducendo l’allegra combriccola di Pooh in uno slasher dai toni oscuri e tenebrosi.
Invero, trasformando il Bosco dei 100 acri in una nauseabonda valle della morte e Pooh e Pimpi in due serial killer psicopatici. “Winnie the Pooh – Blood and Honey”, attualmente disponibile sul catalogo di Amazon Prime Video, comincia da una premessa piuttosto interessante, anche se sfruttata nel peggiore dei modi. Frake-Waterfield decide infatti di raccontare ciò che sarebbe successo se Christopher Robin avesse abbandonato i suoi piccoli amici per dedicarsi agli studi di medicina. Un preambolo che potrebbe risultare altamente intrigante, o addirittura accattivante. Non fosse per il fatto che, tralasciando le atmosfere inquietanti degne di must del genere come “Non aprite quella porta” o “Le colline hanno gli occhi”, niente, ma proprio niente, si salva in “Winnie the Pooh – Blood and Honey”.
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L’ambientazione angosciante non basta infatti a salvare una sceneggiatura scontata e prevedibile. La banalità con cui viene raccontata la vicenda delle sei ragazze che, nonostante i ripetuti avvertimenti dei giornali sulla presenza di un serial killer, decidono stupidamente di trascorrere un tranquillo weekend di paura nel Bosco dei 100 Acri, è oltremodo fastidiosa. Tuttavia, le illogicità di una pellicola che definire grossolana sembra riduttivo, cominciano ben prima. Ossia dal ritorno di Christopher Robin e della sua futura consorte nella dimora dei due mostri, Pooh e Pimpi. Onestamente, il modo in cui Chris e Mary vengono sopraffatti dai due killer è ridicolo tanto quanto le atrocità che seguiranno.
E per quanto l’introduzione, raccontata sia attraverso una voce narrante che ad una serie di disegni abbozzati e piuttosto tetri, degni delle tipiche fiabe horror, riesca sorprendentemente a incuriosire, tutto ciò che avviene dopo è del tutto senza senso. Privo di ogni logica.
Ogni avvenimento è una forzatura sull’andamento della trama e ogni decisione presa sembra essere un pretesto per permettere ai due killer di compiere la loro carneficina. E la pessima gestione dei protagonisti, accompagnati da interpretazioni che oserei definire terribili, non aiutano lo sviluppo di una soggetto dai tratti illogici. Christopher Robin, impersonato da Nikolai Leon, risulta fin da subito un personaggio inutile, insopportabile, il cui unico scopo è quello di piangere e lagnarsi. Lo stesso concetto vale per le vacanziere, vittime designate della furia di Pooh e Pimpi. Le caratterizzazioni inesistenti sono solo la punta di un iceberg in una totale incapacità di recitare. E sono stato buono.
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Invero, complice anche un minutaggio ridotto (appena un’ora e ventiquattro minuti), e le irrazionali se non sciocche vicende descritte, nemmeno una tra le interpreti è riuscita a risultare vincente e a portare un po’ di empatia in questa pellicola che definire catastrofica è assolutamente riduttivo. Motivo per il quale mi è stato impossibile affezionarmi ai loro personaggi e piangere le loro morti.
In conclusione, “Winnie the Pooh – Blood and Honey” è un film letteralmente scadente. Privo di uno scopo definito se non quello di mostrare due killer, dall’aspetto tanto grottesco quanto ridicolo, fare strage di un gruppo di ragazze. Che oserei definire ingenue, se non peggio. Eppure, nonostante la scarsa qualità di una pellicola priva di anima e di spessore, oltre che di logica, pare che Frake-Waterfield stia già lavorando ad un sequel. In cui vedremo Tigro.
Passo e chiudo.
Se siete curiosi e volete avere una copia tra i film più trash, o meglio, grotteschi e malfatti di sempre.
Di seguito, il Trailer di Winnie the Pooh – Blood and Honey.