I grandi assenti di Woodstock
Woodstock è stato, senza ombra di dubbio, uno dei più importanti festival musicali di tutti i tempi, non soltanto per l’incalcolabile numero di partecipanti, ma soprattutto per gli illustri ospiti che vi presero parte.
Per alcuni, come Richie Havens, fu un’occasione per mostrare il suo immenso talento avendo l’onore, grazie ad una serie di imprevisti, di aprire il grande evento nonostante fosse il quarto (o il quinto) nella scaletta ufficiale. Per altri, come Joan Baez, Santana, i The Who e Janis Joplin, che si esibì con la Kozmic Blues Band, fu il perfetto banco di prova per mettere nuovamente in mostra le loro grandi, e già affermate, doti musicali e canore. Ogni artista, da Joe Cocker a Jimi Hendrix fino ai Jefferson Airplane incantarono il pubblico rendendo Woodstock il più memorabile dei raduni musicali.
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Eppure, Woodstock è ricordato tanto per gli artisti che si esibirono quanto per i grandi assenti.
Alcuni, come i Doors, declinarono educatamente l’invito. Essendo solamente una delle tante band in cartellone, non avrebbero avuto la risonanza che avrebbero voluto. Ma la band capitanata dal Re Lucertola, Jim Morrison, non fu certo l’unica a rifiutare la possibilità di esibirsi a Woodstock.
Invero, tra i più famosi rinunciatari, si ricordano i Led Zeppelin e i Jethro Tull. Il più famoso caso di declino fu però quello di Bob Dylan. Questi infatti, considerato una delle celebrità più rappresentative della controcultura, era atteso da tutti. E la sua presenza era praticamente data per scontata.
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Eppure, a sorpresa, Dylan non si presentò, dichiarando, nella maniera più sincera possibile, che non era affatto interessato a partecipare al festival. E che quella rappresentata a Woodstock non era affatto la cultura hippie.
Joni Mitchell invece, per quanto fosse ansiosa di partecipare, dovette rinunciare suo malgrado poiché rimase imbottigliata nel traffico e, temendo di non riuscire a ripartire in tempo per partecipare al prestigioso Dick Cavett Show, preferì cancellare la sua esibizione. Una scelta del tutto sbagliata considerato il fatto che i Jefferson Airplane, David Crosby e Stephen Stills si presentarono allo show pur avendo partecipato a Woodstock.
Infine i Beatles. John Lennon aveva già preso contatti con gli organizzatori dell’evento. Tuttavia, le trattative per la presenza della band inglese si interruppero quando a Lennon venne negato l’ingresso negli Stati Uniti a causa di una denuncia per possesso di droga risalente all’anno prima.
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1 – Ad aprire il concerto sabato mattina furono i “Quill”, pressoché sconosciuti, erano stati ingaggiati per una serie di esibizioni per promuovere il festival. Furono mandati a suonare in concerti di beneficenza negli ospedali psichiatrici, nelle prigioni e nelle case di accoglienza. Era un modo per gli organizzatori per placare le crescenti preoccupazioni in vista del festival.
Nonostante tutto questo impegno, l’esibizione a Woodstock non fu, però, memorabile. La band suonò i brani previsti in scaletta, ma non riuscirono coinvolgere il pubblico. A peggiorare la situazione, la terza canzone, “Driftin” venne interrotta dagli organizzatori per fare un annuncio. Durante la quarta “Waiting for you”, i Quill, iniziarono a lanciare maracas al pubblico per suscitare la loro attenzione.
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2 – Il debutto su disco (l’album ufficiale arrivò in seguito) di un allora giovane Carlos Santana con la sua band, i “Santana”, non era ancora uscito. Bill Graham, folgorato dal loro sound e divenuto promoter della band, riuscì a scritturarli per il festival di Woodstock.
Una volta saliti sul palco, i Santana, capitanati dal loro leader, Carlos, ipnotizzò la gigantesca folla presente con un ritmo coinvolgente fatto di trame esotiche. Inutile aggiungere che fu un successo, incrementato, grazie all’uscita del film/concerto di Woodstock.
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3 – John Sebastian, a quell’epoca era un artista di alto profilo, ma era giunto al festival come spettatore. Quindi fu una sorpresa quando, una volta salito sul palco per aiutare i tecnici del suono, con una chitarra presa in prestito si mise a cantare. L’esibizione, però, non fu delle migliori. Sicuramente dovuta alla troppa emozione o a quant’altro, il cantante arrivò a dimenticarsi le parole dei suoi brani. Nonostante questo, Sebastian fu accolto calorosamente da un grande folla che lo riconobbe all’istante.
4 – Anche per i “Grateful Dead”, quella di Woodstock non fu proprio delle migliori. A causa di alcuni problemi all’impianto elettrico, gli amplificatori minacciavano la stabilità del palco, il quale era allagato a causa della pioggia. Molti componenti del gruppo presero scosse elettriche fortissime (il chitarrista volò in aria a causa di una scossa). L’esibizione fu quindi rovinata. Problemi di suono, continue interruzioni. Il gruppo terminò con “Turn on Your Lovelight”, che divenne una jam di più o meno 40 minuti.
5 – E cosa dire invece dei “Creedence clearwater revival”? Erano forse la più importante band presente a Woodstock e si ritrovarono a suonare dopo il disastro sonoro/elettrico dei “Grateful Dead” e all’1 del mattino, quando tutti, ahimé erano oramai sprofondati in un sonno profondo.
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Tutti ammassati in un groviglio di corpi che facevano un pisolino dopo tanto fumo, tanti balli e tanto cantare. Ma la band continuò a suonare, con la speranza che almeno uno tra quel mezzo milione di persone potesse essere sveglio per godersi lo spettacolo. Ed uno effettivamente ci fu davvero. Un tizio con un accendino acceso in mezzo alla folla che incitava il gruppo a continuare a suonare. “Creedence clearwater revival” continuarono a suonare solo per quel tizio.
6 – Organizzare un evento del genere non è mai cosa facile. Specialmente se fioriscono degli imprevisti, come ad esempio, la mole di persone non previste e il trafficò che ne derivò, che causò non pochi disagi sia per gli artisti che avrebbero dovuto arrivare in temo per le loro esibizioni, sia per gli spettatori, sia per gli abitanti del luogo, per lo più fattori e agricoltori.
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A causa di questi ritardi, e aggiungiamoci anche i problemi tecnici che riscontrarono molti artisti, Janis Joplin che avrebbe dovuto esibirsi tra le 21 e le 22, salì sul palco di Woodstock alle 2:30 del mattino seguente.
L’allora ventiseienne era visibilmente in pessima forma, perché il mix di alcool e droghe assunte aveva preso il sopravvento (l’anno successivo sarebbe stata ritrovata priva di vita a causa di un’overdose). Nonostante questo il pubblico voleva Janis, punto. Acclamava Janis. Poco importa se non era in forma. Esibitasi con la sua nuova band, la “Kozmic Blues Band”, eseguì “Kozmic Blues”, “Piece of my heart” e “Ball and Chain” e una nuova versione di “Summertime”.