La prima versione de “La Bella Addormentata nel Bosco” risale al 1300, più esattamente tra il 1320 e il 1340. Fu uno scrittore anonimo, presumibilmente francese, che nel suo romanzo cavalleresco diviso in sei libri dal titolo “Perceforest”, raccontò la storia di Troilo e Zellandina. Nel vecchio manoscritto, l’autore raccontò la storia della Gran Bretagna dall’epoca pre-romana all’età cristiana.
La storia di Troilo e Zellandina è ambientata al tempo dei greci e dei troiani, e a differenza delle versioni più moderne della fiaba, si sviluppa in maniera molto più scandalosa.
Zellandina è una principessa innamorata di Troilo. Prima di concedere al giovane la mano della figlia, il re decide di metterlo alla prova per verificare il suo valore, affidandogli una pericolosa missione. Accade però che Zellandina si punga con un fuso e un filo di lino stregati, cadendo così in un sonno profondo. A quel punto il re porta la figlia su una torre, ponendola completamente nuda su un letto. Tornato dalla missione, Troilo viene informato della disgrazia capitata alla sua amata. Decide quindi di raggiungerla in cima alla torre, aiutato dalla Dea Venere e dal Demone-Folletto Zeffiro.
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Una volta scalata la torre, Troilo si trova di fronte alla ragazza nuda e, comandato dagli impulsi di Venere stessa, entra nel letto con Zellandina e la possiede mentre ella è ancora avvolta in un sonno profondo. In quell’occasione la giovane principessa rimane incinta e si sveglia solamente il giorno della nascita del bambino, che venendo al mondo rimuove il filo di lino rompendo così il sortilegio della madre.
Nella storia di Gianbattista Basile, un re diviene padre di una graziosa bambina che chiama Talia, sulla quale però, a detta di molti indovini, gravava una tremenda maledizione che la porterà a morire per via di una lisca di lino. Impaurito da tale predizione, il re bandisce dal suo regno tutto ciò che può rappresentare una minaccia per la piccola.
Divenuta ragazza, Talia incontra un’anziana signora che si porta a presso un vecchio fuso. Incuriosita, la ragazza fa amicizia con la vecchia, e a quel punto la disgrazia si compie: Talia si punge il dito con una lisca di lino e perisce.
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Distrutto dal dolore, il padre l’adagia su un letto, chiude a chiave tutte le porte del castello per poi andarsene per sempre.
Passa un po’ di tempo, ed un altro re intento a cacciare si trova a passare per caso di fronte al castello abbandonato. Attirato da quella dimora diroccata, forza tutte le porte fino a quando non giunge nella stanza dove è adagiato il corpo esanime di Talia. Folgorato dalla bellezza della principessa, il re abusa di lei per poi tornarsene nel suo regno. Nove mesi più tardi Talia partorisce due gemelli, un maschio e una femmina, che vengono accuditi da due fate. Un giorno, mentre è alla ricerca del seno materno per nutrirsi, uno dei gemelli inizia a succhiare il dito che la principessa si era punto anni addietro.
Così facendo estrae la lisca di lino che teneva Talia addormentata, riportandola alla vita. Una volta sveglia, la principessa comincia una nuova vita insieme ai suoi due figli.
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Non molto tempo dopo, il re torna al castello dove trova Talia viva e vegeta insieme ai suoi bambini. Dopo aver passato qualche giorno con loro, il re è costretto a tornare al suo regno, dove lo attende la moglie, ma promette alla principessa che presto sarebbe tornato a prenderla.
Una volta scoperto dell’esistenza di Talia e dei due gemelli, che il re ha chiamato Sole e Luna, sua moglie va su tutte le furie. Ordina quindi ad un servo di trovarli e di portarli a palazzo, ma senza farsi scoprire da suo marito, e al cuoco di scotennarli e cucinarli per poi darli in pasto al sovrano fedifrago. Incapace di compiere un atto tanto macabro, il cuoco nasconde i bambini e serve al re della semplice selvaggina. La regina, convinta che il pasto servito siano i figli di Talia, costringe il re a consumare il suo pasto. Quest’ultimo però, indispettito dal comportamento della moglie, abbandona il castello in preda all’ira. A quel punto la regina ordina che Talia venga portata a palazzo per essere arsa viva.
Fortunatamente, poco prima che la vendetta della regina si compia, il re torna alla sua dimora e salva Talia dalla fiamme. In seguito ordina che sia sua moglie ad essere gettata nelle fiamme, e una volta scoperto che il cuoco ha nascosto Sole e Luna salvandogli la vita, lo ricompensa nominandolo primo gentiluomo di corte.
Infine il re e Talia si sposano “e vissero per sempre felici e contenti”.
Nel 1697 fu Charles Perrault a scrivere una nuova versione della fiaba. Il riadattamento dello scrittore francese prende spunto dal racconto di Basile, sebbene abbia eliminato tutti gli aspetti più macabri, addolcendolo in maniera significativa.
“La belle au bois dormant” (“La Bella Addormentata nel Bosco”) narra la storia della figlia di un re e di una regina. Durante una festa in onore della sua nascita, vengono invitate le sette fate del regno.
Grazie ai loro poteri magici, le fate donano alla bimba grazia, beltà, talento ed intelligenza. Sfortuna vuole che la cerimonia viene interrotta dall’arrivo di un’ottava fata, che tutti credevano morta. Offesa per essere l’unica in tutto il regno a non essere stata invitata alla festa, si vendica lanciando una maledizione sulla piccola, per sparire nel nulla: la principessa, una volta raggiunta l’età da marito, si sarebbe punta con un fuso che le avrebbe provocato la morte. Una delle fate, che non aveva avuto modo di offrire il proprio dono, non avendo abbastanza potere per annullare il sortilegio, pronuncia un contro incantesimo: invece di perire la principessa cadrà in un sonno profondo che dopo 100 anni sarà spezzato dal figlio di un re.
Sconvolto da tale maledizione, il re decide di bandire tutti i fusi dal suo regno.
All’età di sedici anni, durante l’assenza dei genitori, la principessa sale su una torre del castello dove trova un’anziana signora che, ignara dell’editto del re, sta filando con il suo fuso. Avventata com’era, la giovane principessa prova il fuso e disgraziatamente finisce col pungersi e cadere nel sonno profondo. Memore della predizione delle fate, il re porta la figlia nell’ala più bella del palazzo e la accomoda in un letto ricamato di oro e argento.
Grazie alla sua magia, la fata che anni addietro aveva pronunciato il contro incantesimo, fa in modo che insieme alla principessa si addormentino tutte le persone che si trovano nel castello, facendo crescere una fitta rete di arbusti a protezione di esso. Gli unici che non subiscono l’effetto dell’incantesimo sono il re e la regina, e una volta certi che la figlia è al sicuro si allontanano dalla loro dimora. Passati 100 anni, un giovane principe si trova a passare nei pressi del castello. Incuriosito dalle punte delle torri che spuntano dalla fitta foresta, chiede ai popolani vicini cosa si nasconde al loro interno. Una volta venuto a sapere della principessa dormiente, decide di inoltrarsi nella fitta rete di arbusti e raggiungere la fanciulla.
Essendo lui l’uomo destinato a spezzare la maledizione e quindi a sposare la bella principessa, la foresta incantata creata dalla fata si fa da parte, lasciandolo passare per raggiungerla.
Nel momento stesso in cui il giovane si pone in ginocchio accanto al letto, l’incantesimo si spezza e la principessa si sveglia, ed insieme a lei tutte le persone che si trovano nel palazzo. Finalmente insieme, i due innamorati decidono di sposarsi e poco dopo danno alla luce due figli, Aurora e Sole. Prima di vivere per sempre felici e contenti devono però fare i conti con la perfida madre del principe che altro non è che un’orchessa divoratrice di bambini. Per diversi anni riescono a tenere nascosta la loro relazione, fino al giorno in cui il padre del principe viene a mancare, lasciandogli in eredità un regno da governare. Una volta divenuto re, decide di portare a palazzo sua moglie e i suoi due bambini.
Quando il figlio parte in guerra, l’orchessa ordina al cuoco di cucinarle i due bambini e la regina stessa. Non riuscendo a compiere un simile atto, il cuoco decide di nascondere la regina, Aurora e Sole a casa sua. Quando la regina madre lo viene a scoprire va su tutto le furie. Soltanto il ritorno tempestivo del re riesce a salvare la sua amata e i suoi figlie dalle grinfie dell’orchessa. La fiaba dei fratelli Grimm, scritta nel 1815, si rivela essere la più vicina all’adattamento animato di Walt Disney “La Bella Addormentata nel Bosco“, sebbene presenti qualche piccola differenza.
Ad esempio, del drago non vi è nessuna traccia nella versione di Jacob e Wilhelm.
Molto simile anche alla storia dello scrittore francese, anche se Perrault si dilungò in maniera esponenziale con un racconto di orchi e mangiatori di bambini. Vi è un paradosso fondamentale tra le prime versioni e quella di Walt Disney. In “Troilo e Zellandina” e in “Sole, Luna e Talia” il principe non è l’eroe, bensì un uomo che abusa della bella addormentata. In questi due racconti, quindi, il principe simboleggia il male. Mentre nel Classico Disney invece il principe sconfigge il drago/strega (Malefica) portando in salvo Aurora. Il principe dovrebbe essere l’anima salvatrice, non l’anima da condannare al rogo.
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