Presente sul catalogo di Netflix, “The Grimm Variations” offre una rivisitazione originale di alcune delle più famose fiabe dei fratelli Grimm.
Fin dal lontano 1937, anno di uscita di “Biancaneve e i sette nani”, Walt Disney ci ha fatto sognare e, soprattutto, credere che alla fine di ogni fiaba, per quanto sia tortuoso il cammino, c’è un lieto fine. Il famoso “e vissero per sempre felici e contenti”. Ma è ormai cosa nota che quella disneyana, per quanto idilliaca, non è l’unica delle fiabe. Ogni storia infatti ha il proprio lato oscuro, o macabro se vogliamo.
Invero, prima di essere rifiutate dal Principe, attraverso le pagine del libro di fiabe, le sorellastre di Cenerentola sono costrette a tagliarsi i talloni e le dita pur di far entrare i loro piedi nella scarpetta più famosa della narrativa.
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La dolce Aurora, la Bella Addormentata, prima di essere risvegliata dal sonno profondo non riceve solo un bacio innocente per essere risvegliata. E la Sirenetta invece di passare il resto della sua vita da umana assieme al suo amato e vivere quindi felice e contenta termina la sua esistenza nel peggiore dei modi possibili: si toglierà la vita, straziata del dolore dopo esser stata testimone della scelta del suo diletto. Il principe sposerà un’altra donna.
Ed è proprio da questo lato oscuro delle fiabe che trae ispirazione “The Grimm Variations”, la nuova serie animata e antologica targata Netflix. Composta da soli sei episodi che offrono una rivisitazione piuttosto originale di altrettante storie trascritte da Jacob e Willhelm Grimm, la serie mescola sapientemente l’aspetto folkloristico germanico delle fiabe con la tradizione narrativa nipponica.
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Da “Cenerentola” fino a “Il pifferaio magico” (o “Il pifferaio di Hamelin”) “The Grimm Variations” è la chiara dimostrazione che le più amate fiabe (possibilmente di stampo tedesco) e la narrativa dell’orrore giapponese hanno molti tratti in comune. Finali ambigui, abusi, violenza e una velata perversione sono l’epicentro di una serie tanto dark quanto profonda e coinvolgente.
Il tutto rappresentato con una grafica che potrebbe fare invidia alle migliori produzioni animate. Curata dalle Clamp, il famoso collettivo femminile di mangaka, e scritta da Michiko Yokote, “The Grimm Variations” può essere considerato un prodotto tanto folle quanto profondo. E estremamente femminista.
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L’animazione, per la maggior parte del tempo si presenta come la più classica del mondo degli anime. Tuttavia, quando in scena ci sono i due fratelli Grimm, questa si trasforma in un dipinto dai luminosi colori acquerello.
Avvolte nelle note di celebri brani rivisitati, provenienti dalla musica classica, attraversando generi come l’horror, la fantascienza e il western, le fiabe dei Grimm, narrate attraverso la visione della piccola Charlotte (la sorellina minore di Jacob e Willhelm) prendono una piega distorta e macabra quanto quella delle storie originali da cui sono tratte.
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Ma lo scopo di “The Grimm Variations”, oltre a offrire un nuovo punto di vista, è quello di provocare e criticare la società moderna.
Ecco quindi che, attraverso la fantasia di Charlotte, Cenerentola si trasforma in una inquietante manipolatrice. Cappuccetto Rosso si rivela una sadica vendicatrice e i musicanti di Brema vengono tradotti in tre determinate e sexy vigilanti. Infine la versione femminile del Pifferaio diventa un’icona del femminismo e dell’emancipazione.
Grazie ad una narrazione fine ma efficace e ad una rappresentazione della violenza e della sessualità (velata ma non troppo), “The Grimm Variations” ha il grande pregio di rendere ogni puntata avvincente. Che sia questa su uno scrittore che pare abbia perso il proprio talento o su un’adolescente intelligente e restìa a piegarsi ai dettami della società. Nonostante i ricatti e i soprusi.
Mettendo in scena il lato ancora più oscuro di ogni fiaba, perfettamente contestualizzato nell’epoca moderna, la serie TV targata Netflix riesce con successo a far addentrare il pubblico in storie tetre e stranianti ma, allo stesso tempo, incredibilmente sorprendenti. Soprattutto per chi si aspetta il classico lieto fine.